Decreto Salvini, c’è scritto sicurezza ma sarà caos
Antonio Federico, deputato molisano M5S, questo lo sa?
di Miriamo Iacovantuono (da moliseweb.it)
4 dicembre 2018
Dopo essere stato approvato dal Consiglio dei Ministri, il Decreto Sicurezza è ora diventato legge con il via libera anche da parte del Senato e della Camera e con la firma, nell’ultimo giorno utile, del presidente della Repubblica che ha dato il via libera alla promulgazione. Ora si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Alla Camera e al Senato, dopo le polemiche dei giorni scorsi, il governo ha optato in entrambi i casi per il voto di fiducia, che ha fatto tornare sui propri passi anche i ‘ribelli’ del MoVimento Cinque Stelle, tra cui anche il parlamentare molisano Antonio Federico. In particolare i dissidenti pentastellati avevano chiesto di modificare alcuni aspetti riguardanti la protezione speciale di alcune categorie di migranti, gli Sprar e restrizioni sulla vendita dei beni confiscati e avevano scritto al capogruppo Francesco D’Uva, manifestando che il disegno di legge era “in contraddizione col programma elettorale del Movimento 5 Stelle”.
Ma poi la discussione del decreto sicurezza è avvenuta con il voto di fiducia e così i parlamentari hanno deciso di ritirare gli emendamenti. Anche Antonio Federico ha seguito i suoi colleghi nonostante lo scorso 4 febbraio su facebook scriveva “Salvini mi fa orrore”.
Per dovere di cronaca Moliseweb ha cercato di contattare il parlamentare molisano per sapere perché questo cambio di marcia, ma il portavoce non ha rilasciato commenti non rispondendo alle telefonate. Una abitudine ormai consolidata dal Parlamentare.
Tornando a ciò che interessa, il decreto sicurezza, molte cose cambieranno. Secondo alcune stime, la sola abolizione della protezione umanitaria, cioè un permesso di soggiorno che lo Stato italiano riconosce a coloro che, pur non avendo i requisiti per ottenere la protezione internazionale, presentano comunque delle vulnerabilità tali da richiedere una forma di tutela, produrrà 60 mila nuovi irregolari nei prossimi due anni. Migliaia di nuovi senza tetto, persone senza diritti, che rischiano di diventare facile preda di sfruttamento e criminalità.
Un effetto boomerang che avrà ripercussioni anche in Molise, dove i migranti accolti sul territorio regionale sono circa 3000, di cui circa 200 i minori non accompagnati. Migliaia di questi ragazzi arrivati in Italia da minori soli, che sono prossimi a compiere 18 anni, pagheranno il prezzo di questo nuovo assetto normativo. Molti di loro hanno fatto richiesta di asilo e qualora ricevessero un diniego di protezione internazionale, una volta diventati maggiorenni, non avrebbero alcun titolo per rimanere in modo regolare in Italia. Per non parlare dei tanti neo-maggiorenni che hanno già ottenuto la protezione umanitaria e che, non potendo accedere al sistema Sprar a causa del decreto, non hanno un posto dove andare.
Davide Di Rado di ‘Città Invisibile’ di Termoli, che si occupa di caporalato, ha commentato che la conseguenza del decreto Salvini sarà quella di lasciare in mezzo ad una strada quelle persone che prima erano coperte da protezione umanitaria e che saranno così coinvolte in caporalato o attività illecite.
“Ora ci saranno mille irregolari in più, i richiedenti asilo non potranno più iscriversi all’anagrafe, non potranno avere un documento e quindi un lavoro regolare e tutto questo ci porta ad avere tante persone irregolari per strada. Quindi – ha continuato – una persona che non può lavorare regolarmente può essere facilmente vittima di caporalato e sfruttamento”.
Un decreto che secondo Di Rado va in senso opposto a quello in cui dovrebbe andare, limiterà gli Sprar a favore dei Cas, che non hanno molte misure per l’integrazione e se poi si pensa anche al nuovo capitolato che va a tagliare anche le spese dei Cas, sostanzialmente non ci sarà nessuna integrazione.
Sono gli stessi migranti a vivere male questa situazione, perché come raccontato da Davide Di Rado “i numeri di dinieghi che vengono dalle commissioni è molto alto ed è anche un fatto inspiegabile, anche perché i motivi di fuga sono sempre gli stessi e allora – ha aggiunto – io mi chiedo come è possibile che prima si erano abbassati i dinieghi e poi si sono alzati, con gli stessi migranti e le stesse motivazioni? E come è possibile che anche per i ricorsi in Tribunale prima c’erano più accoglimenti e ora sono diminuiti nettamente? I migranti si chiedono il perché e molti si domandano che faranno, sono spaventati. Un altro fattore poi riguarda coloro che riescono a mettersi in regola a cui non tutti, però, vogliono affittare una casa e qui scatta il fattore razzismo”.
Un decreto dunque controproducente e che incentiverebbe il fattore del caporalato di cui, anche in Molise, già durante l’estate molti migranti sono stati vittime. “Un settore in estensione – ha commentato l’operatore di ‘Città Invisibile’ – e qui viene da chiedersi se la volontà di Salvini era la sicurezza o in un certo senso la volontà di aiutare imprenditori agricoli non proprio in ottica di santità”.
C’è poi chi in vista di questo decreto ha affrontato il fattore integrazione accelerando le cose e si tratta di Lino Gentile, sindaco di Castel del Giudice, dove ci sono quattro famiglie ben integrate e dove i quattro capifamiglia stanno lavorando, due in un’azienda meccanica e due nell’azienda delle mele del paese
“Il nostro obiettivo – ha spiegato il primo cittadino – era quello di creare vera integrazione di far restare a vivere i nostri ospiti nel piccolo comune e in questo caso era necessario garantirgli un posto di lavoro e noi ci stiamo riuscendo e ancora di più abbiamo dovuto accelerare in vista dell’approvazione del decreto sicurezza perché altrimenti finita la protezione, gli opsiti del nostro centro Sprar sarebbero risultati clandestini”. Un bel gesto quello del sindaco Gentile e della sua comunità documentato anche da media nazionali, peccato però che l’altruismo e l’integrazione di questo paese non è stato visto di buon occhio da molti che hanno etichettato il primo cittadino come “il sindaco che dà lavoro ai migranti” e lo hanno attaccato anche in maniera offensiva sui social.
Ora però a Castel del Giudice, c’è uno Sprar aperto e il problema è che non si sa a chi sarà riservato, “è meno facile trovare le persone che potranno andare all’interno dello Sprar, – ha continuato Gentile – prima erano coloro che avevano la protezione umanitaria, ora bisogna avere la protezione internazionale, la maggior parte non ce l’ha e così si pone anche il problema del mantenimento del progetto”.
Nella nuova poi oltre all’abolizione della protezione umanitaria, sono tante altre le misure discutibili che incideranno negativamente sull’architettura del sistema di accoglienza in Italia. Invece di potenziare l’accoglienza diffusa, gestita dagli enti locali, che ha favorito, in questi anni, reali processi di inclusione per richiedenti asilo e titolari di protezione, si è scelto, con questo decreto, di rafforzare la logica emergenziale dei grandi centri che, oltre a non garantire alcuna integrazione, genera spesso, a causa dei pochi controlli, abusi e malversazioni e cozza con quello che è l’articolo 1 Dichiarazione Universale dei Diritti Umani “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
di Miriamo Iacovantuono (da moliseweb.it)