• 11 Gennaio 2019

Non è lui che mette a rischio la nostra sicurezza

Non possono essere 49 persone a bordo della Sea Watch un rischio per l’Italia

di Giuseppe Manzo (da nelpaese.it)

11 gennaio 2019

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Nella sezione “Open data” del sito Inail si possono trovare i dati che riguardano la sicurezza sul lavoro. Tra gennaio e ottobre 2018 sono state presentate all’Inail 534.605 denunce di infortunio sul lavoro (+0,2%rispetto allo stesso periodo del 2017), 945 delle quali con esito mortale (+9,4%). Le patologie di origine professionale denunciate sono state 49.760 (+1,9%): siamo di fronte a un aumento di infortuni e morti di persone che si trovavano solamente sul loro posto di lavoro.

“Ogni giorno 5 milioni di persone prendono il treno, chiedo di assicurare ai cittadini, con carattere uniforme su tutto il territorio nazionale, di standard adeguati di cardioprotezione con la collocazione sui treni, di defibrillatori semiautomatici (DAE) e di personale formato”. Lo ha scritto in una lettera presidente del Sis 118 Mario Balzanelli al presidente di Ferrovie Gianluigi Vittorio Castelli per chiedere subito un sistema di soccorso sui treni italiani. Una situazione agghiacciante se si considera il disastro delle tratte regionali e ad alta velocità con ritardi quotidiani che intrappolano per ore i viaggiatori

I reati sono tutti in diminuzione nel periodo compreso tra agosto 2016-luglio 2017 e agosto 2017-luglio 2018. Aumentano solo i crimini contro le donne che sono la maggioranza delle vittime nei delitti di partner e in ambito familiare. Questo è il dato diffuso dal Viminale lo scorso agosto. 

L’aumento dei suicidi, la crescita del sovraffollamento, ed una “riformina” dell’ordinamento penitenziario. Sono questi alcuni dei tratti salienti che hanno caratterizzato il 2018 per quanto riguarda il sistema carcerario italiano. Al 30 novembre, dopo 5 anni, i detenuti sono tornati ad essere oltre 60.000, con un aumento di circa 2.500 unità rispetto alla fine del 2017. Il 2018 ha inoltre visto crescere il numero dei suicidi avvenuti dietro le sbarre. Sono stati 63 (4 nel solo istituto di Poggioreale a Napoli), il primo avvenuto il 14 gennaio nel carcere di Cagliari e l’ultimo il 22 dicembre in quello di Trento.

E poi abbiamo il dissesto idrogeologico, la questione dei roghi di impianti di rifiuti (quasi 300 in 3 anni) che mettono a rischio la salute, la crisi della sanità pubblica. E ancora le aggressioni fasciste e criminali contro i giornalisti all’ordine del giorno. Sono tutte questioni e dati relativi al concetto di “sicurezza”. Un concetto questo su cui gli italiani non hanno una posizione omogenea, spaccati in due sulle “paure”: il 50% si sente più insicuro con un rafforzamento della legittima difesa che farebbe rischiare un “far west”

Eppure l’agenda politico-mediatica e quella del ministro dell’Interno prevede che la nostra sicurezza sia a rischio per i migranti: nel 2018 da 119mila gli sbarchi sono calati a 23mila. E non possono essere 49 persone a bordo della Sea Watch un rischio per l’Italia, tra cui anche bambini. Lo dimostrano i cittadini di Torre Melissa, provincia di Crotone, che con il loro sindaco si sono catapultati sulla spiaggia a soccorrere 51 persone rimaste in mare dopo che l’imbarcazione si è incagliata tra gli scogli. O ancora la Chiesa Valdese che ha aperto le sue porte, senza fondi pubblici, ai migranti della Sea Watch. 

No, non è questo bimbo ripreso nella foto di Federica Mameli un pericolo per la nostra sicurezza. Al contrario negargli un porto compromette solo la nostra umanità. E nel giorno del ventennale della scomparsa di un poeta come Fabrizio De Andrè vale la pena ricordare alcuni suoi versi: “Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno/Non si guardò neppure intorno/Ma versò il vino e spezzò il pane Per chi diceva ho sete, ho fame”.

di Giuseppe Manzo (da nelpaese.it)

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