• 19 Febbraio 2019

Il dialetto sammartinese di Domenico (Mencucce) Lanese

Uno scrittore geniale nel XX secolo

di Pasquale Di Lena 

19 febbraio 2019

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Un Dizionario diviso in due tomi che, con 10.989 lemmi, riporta la parlata della sua San Martino in Pensilis, la patria di quel boccone unico, delizioso, che è la Pampanella.

Due tomi per complessive 1095 pagine (7,5 Kg. il peso) di cui un centinaio dedicate a “memorie fotografiche”, quasi tutte prese dall’archivio di un noto fotografo locale, Domenico (Demenecucce) D’Adderio. Pubblicato con il titolo “Il dialetto sammartinese del xx secolo”, con un contributo del locale Oleificio cooperativo e grazie all’impegno dell’Associazione culturale locale, la Grandeonda, che vede presidente un’appassionata e attenta Giovanna Di Bello, e segretario, Giuseppe Zio, scrittore che ha pubblicato libri interessanti su San Martino in Pensilis, la sua Carrese e altroDomenico ha voluto dedicare questa sua opera a sua moglie, alle sue tre figlie e a tutti i sammartinesi. Un lavoro non facile, intenso, che l’ha impegnato per 15 anni, fino alla presentazione nella sua San Martino, l’11 Agosto scorso, dove io sono mancato per altri impegni.

Il Dialetto, uno straordinario patrimonio umano, è l’espressione di una comunità che trova la sua identità nel territorio, quale contenitore di storia, cultura, tradizioni, oltre che rappresentativo di paesaggi e ambienti. Nel caso dell’Italia esso è la somma di mille e mille territori, e, pensando al Molise, di 136, la gran parte piccoli, ognuno a circondare un paese, una comunità. Tradizione, quale trasmissione nel tempo, da una generazione a quella successiva, di memorie, notizie, testimonianze, l’intento che ha spinto Domenico a tentare la grande avventura, durata –come sopra dicevo – tre lustri e felicemente portata a termine con un lavoro importante, che, grazie alle parole, consegna, tramanda, affida a noi, ma soprattutto alle nuove generazioni, il passato, quale vissuto di valori e ricchezza d’insegnamenti.

Un dono al suo Paese, e, visti i risultati, alla cultura e alla storia che questo suo territorio, come altri, continuerà ad esprimere dopo questa parentesi di cinquant’anni, davvero triste di un sistema che ha prodotto e, purtroppo, continuerà a produrre. con più determinazione, il taglio del discorso con i padri. Togliere al territorio, questo nostro unico e solo bene comune, così prezioso, i suoi valori e le sue risorse, e a noi l’identità.

Anch’io, per dirlo con la stessa parola ritrovata da Domenico, mi sento “cuerrive”, dispiaciuto, offeso da questo mondo affamato solo di denaro, che, non c’è dubbio, è importante e utile, necessario, se resta un mezzo e non diventa il solo fine di una vita. Quando è così è la fine, perché fonte di dissidi, scontri, guerre, distruzione di quei valori e di quelle risorse proprie di un territorio.

Le parole, quelle che Domenico ha raccolto e riportato nel suo Dizionario sono importanti perché permettono di riprendere il discorso con gli insegnamenti dei padri e del tempo che non va bruciato, ma vissuto. Senza soluzione di continuità, soprattutto se Domenico Lanese da San Martino in Pensilis, un vero personaggio, viene chiamato, soprattutto nelle scuole di ogni ordine e grado, anche l’Università, per raccontare i fatti con la parlata del suo dialetto. Nel suo dizionario, se lo sfogli, trovi più di una parola, che da sola è un discorso, un racconto. Un invito, il mio, agli insegnati, ai dirigenti scolastici, non solo di San Martino in Pensilis, ma del Molise, di chiamare Domenico – un poeta, e, come tale, dotato di veggenza legata al passato – a raccontare il sogno del domani.

di Pasquale Di Lena 

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