La poltrona come bara all’ amato arciprete
I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre
di Vincenzo Colledanchise
21 febbraio 2019
Monacilioni ha avuto tanti sacerdoti, ma il più famoso è senz’altro Don Vincenzo Ambrosiano nato il 9 febbraio 1839.
Appena ordinato sacerdote fu inviato in Francia ad insegnare nei seminari di Alby, La Rochelle, e nel 1870 a Carcassone.
Nel 1871 tornò in Italia ad insegnare nel seminario di Aquino e in qualità di Rettore in quello di Larino.
Nel 1874 fu nominato Arciprete di Monacilioni fino alla sua morte avvenuta il 29 giugno 1889. Celebre predicatore e gran studioso, ma anche pronto alla battuta umoristica, affabile con i contadini ed egli stesso coltivava un campo vicino al paese con giardino, fiori, alberi, viti, che curava e vi si distendeva.
Invitato a tenere il panegirico il giorno di S. Giovanni nella vicina S. Giovanni in Galdo, fu colto da malore e solo dopo qualche giorno giunse la morte.
La notizia si diffuse dappertutto e per Monacilioni il 30 giugno 1889 fu giorno di lutto cittadino. Il cordoglio fu generale e giunsero numerosi parroci e sacerdoti per il gran funerale.
Stando alla consuetudine di allora, in occasione della morte del parroco o del sindaco, la bara veniva portata processionalmente per tutte le vie del paese, secondo l’itinerario delle processioni, fino al cimitero.
L’anima di tutti è affranta nel veder calare nella terra le spoglie mortali dell’amato Arciprete e i familiari ancor più inconsolabili.
Intanto scende la notte e i familiari non si danno pace.
Ma avviene un fatto insolito. I congiunti, insieme ad un gruppo di uomini sfidano ogni pericolo nel cuore della notte, con tizzoni accesi per il buio, tornano nel cimitero, tolgono dalla bara il cadavere e lo riportano in paese.
Un familiare si fa trovare davanti alla cappella di S. Reparata con la poltrona usata dal sacedote.
Il cadavere viene composto nella sua poltrona, legato ad essa mani e piedi e calato nella cripta. La pietra pesante chiude il sepolcro, ma non cancellerà mai il ricordo del grande e amato Don Vincenzo Ambrosiano.
Lascerà molte opere scritte in francese, tra cui ” I Viventi ” inerente ai Misteri della processione del Corpus Domini di Campobasso; ” La Chiesa badiale di S. Maria della Strada in Matrice” pubblicato nel 1887 e un famoso trattato sui seminari stampato nel 1869, presentato e discusso al Concilio Vaticano Primo.
(Dal libro del parroco D. Domenico Leccese, Monacilioni e S. Benedetta Martire, 1997)
di Vincenzo Colledanchise