La sposa accolta con lo scattone I racconti di Vincenzo
Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre
di Vincenzo Colledanchise
12 aprile 2019
La sposa accolta con la vroda calda, ovvero con lo SCATTONE
Nei tempi passati le abitudini alimentari erano assai diverse da quelle di oggi, e assai diverse da un paese all’altro e causa frequentissima di incomprensioni e dissapori.
Una donna torese era fidanzata con un bel ragazzo, suo coetaneo. Un brutto giorno il fidanzato partì per la guerra e non fece più ritorno.
Gli anni passavano e la donna, disperata, temeva di rimanere zitella. Fu soccorsa dalla fortuna e da suo padre, falegname di buona fama. Costui aveva invitato a Toro, in occasione della fiera di San Mercurio, un venditore di botti di Casalciprano per vendergli delle assi di legno residue.
L’affare fu fatto e il falegname invitò il forestiero a fermarsi a casa sua per il pranzo. Il venditore di botti, che nonostante l’età matura era ancora scapolo, fu colpito dalla cortesia del torese e, in modo particolare, dalla gentilezza della ragazza.
Di lì a pochi mesi, in occasione della fiera di San Nicola, tornò a Toro per chiedere la sua mano. Il falegname fu lieto di accordargliela. Ancora più lieta fu la ragazza che finalmente poteva convolare a nozze.
Naturalmente, il fidanzato fu trattato con tutti i riguardi e fu festeggiato con un pranzo a base di carne e maccheroni, il massimo per l’epoca.
Anche alla fidanzata, quando fece l’entrata ufficiale dai futuri suoceri a Casalciprano, fu fatta buona accoglienza. Ma, obbedendo alla tradizione locale, i vecchi genitori dello sposo le prepararono del semplice scattone: pane raffermo con broda e vino caldo, insomma una sorta di zuppa, che a Toro non si usava.
La futura sposa ci rimase molto male. Sfogò la rabbia con parole infuocate rivolte al pretendente: “Non posso crederci. A Toro ti abbiamo accolto a carne e maccheroni, e qui nel tuo paese mi avete accolto come una scrofa*, perché nel mio paese la “vroda” calda la si dà a mangiare solo alle scrofe!”.
*NOTA BENE
Per apprezzare meglio l’aneddoto bisogna tener presente che con il termine scrofa, ovvero la femmina del maiale, a Toro come altrove, si indica anche la donna volgare, dai facili costumi.
di Vincenzo Colledanchise