• 14 Giugno 2019

La fuga dei medici la Puglia soccorre il Molise disperato

Sanità al sud: solidarietà, efficienze e sciatterie

di Vincenzo Damiani (Quotidiano del Sud L’Altravoce dell’Italia)

14 giugno 2019

Back 

La prima a rispondere all’appello del Molise è stata la vicina Puglia: da Barletta partiranno otto medici specialisti per evitare la chiusura dei reparti, nel dettaglio l’Asl Bat “presterà” a proprie spese, sino a quando ce ne sarà bisogno, sette ortopedici e un ginecologo. Solidarietà tra Regioni del Sud martoriate da commissariamenti e piani di rientro che, negli ultimi dieci anni, hanno impedito di assumere personale. “Lo abbiamo fatto – spiega il direttore generale Alessandro Delle Donne – per scongiurare il rischio chiusura di importanti servizi di assistenza. Voglio ringraziare tutti i medici che hanno manifestato la propria disponibilità a fronteggiare questa grave emergenza. E’ un esempio di collaborazione istituzionale volta alla tutela della salute che, evidentemente, non pub conoscere confini”. A prestare servizio in Molise saranno gli ortopedici Gianroberto Daddato, Giuseppe Lavecchia, Fernando Saponata, Lucia Santovito, Giovanni Alegretti, Antonio Simone, Ciro Di Matteo e il ginecologo Michele Ardito. Per affrontare l’emergenza sanità il Molise è stato costretto persino a chiedere soccorso all’Esercito, che ha inviato nelle corsie i medici militari ma non è stato sufficiente. 

SALVATI DUE REPARTI Senza l’intervento della Puglia già oggi avrebbero chiuso i reparti di ortopedia e traumatologia degli ospedali di Isernia e Termoli. II Molise è una delle regioni italiane il cui il servizio sanitario è commissariato a causa della pesante situazione debitoria. II piano di rientro prevede la restituzione di 22 milioni di euro. II paradosso del Molise è quello di avere una delle maggiori disponibilità di posti letto ma di non poterli fare funzionare. “Quota 100” ha peggiorato la situazione. La carenza dei medici investe un po’ tutta l’Italia, ma a soffrire è soprattutto il Sud: come evidenziato dal Quotidiano del Sud, le Regioni del Mezzogiorno, negli ultimi dieci anni, sono state penalizzate e hanno potuto investire per l’assunzione di nuovi medici e infermieri un decimo rispetto al Nord.

I VINCOLI DELLA LEGGE La legge Finanziaria del 2010 impose un vincolo alla spesa per il personale sanitario: ogni regione, fu deciso dal governo Berlusconi, avrebbe potuto spendere al massimo la stessa somma del 2004 ridotta dell’1,4%. Un vincolo, perb, che, come certifica la Corte dei Conti, è stato bypassato e ad avvantaggiarsene sono state Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, cioè coloro che hanno potuto garantire ugualmente il pareggio di bilancio attingendo dal fondo autonomo. Nel 2018, rispetto al 2004, al Nord i costi per assumere nuovi dipendenti negli ospedali sono lievitati di oltre il 23%, mentre al Mezzogiorno solo dell’8,5%. Uno scarto di quasi 15 punti che, nell’ultimo decennio, ha finito per amplificare ulteriormente il divario, spaccando il Paese e creando due sistemi sanitari. Per avere il quadro ancora più chiaro basti pensare che, nel 2017, cinque regioni del Nord (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana) hanno spesso per assumere nuovo personale 10 volte di più rispetto a cinque regioni del Sud (Abruzzo, Calabria, Campania, Puglia e Molise): 2,96 miliardi contro 247 milioni. Per questo motivo, il Molise non è un caso isolato: in Puglia, già oggi, mancano all’appello 400 medici, ma entro il 2025 ne andranno in pensione circa 3.200 e di questi solo 1.500 saranno sostituiti (dati Fimmg). 

LA FUGA DALLE CORSIE Se gli ospedali piangono, la medicina territoriale non sorride: i dati parlano chiaro, nei prossimi cinque anni smetteranno di la *** vorare 14.908 medici di famiglia in Italia e 14 milioni di persone potrebbero rimanere senza un dottore di riferimento. Un trend destinato anche a peggiorare: al 2028 ne mancheranno 33.392. Il picco delle uscite sarà il 2022, solo in quell’anno ne andranno in pensione 3.902. Sicilia, Campania e Lazio le regioni che registreranno le maggiori sofferenze. Nel 2022, ad esempio, in Campania andranno in pensione 1.619 medici, nel Lazio 1.313, in Lombardia 1.802 e in Sicilia 1.396. i definisce reagente qualsiasi sostanza che prende parte ad una reazione chimica consumandosi. Col procedere della reazione, i reagenti (indicati solitamente nella parte sinistra di un’equazione chimica) si trasformano nei “prodotti di reazione” (indicati solitamente nella parte destra dell’equazione chimica). Spesso i prodotti di una reazione chimica a loro volta possono essere reagenti di altre reazioni, anche concomitanti. Affinché la reazione abbia luogo, le molecole dei reagenti devono urtarsi con un’energia, detta energia di attivazione, sufficiente per produrre uno stato di transizione che evolve successivamente nei prodotti di reazione.

di Vincenzo Damiani (Quotidiano del Sud L’Altravoce dell’Italia)

Back