Il lavoro delle mani
I bambini devono ritornare a lavorare con le mani
di Educatrice Manuela Griso (da eticamente.net)
12 settembre 2019
“Viviamo in un’epoca in cui i bambini sono particolarmente desti nel pensiero, ma le loro mani dormono e quando c’è da dipanare una matassa o attaccare un bottone, incapacità e malavoglia si intrecciano e ingarbugliano matassa e filo. Certo, non si deve più tagliare la legna per riscaldarsi o accendere una candela per farsi luce, basta schiacciare un bottone; ma i bottoni sono diventati sempre più numerosi e le dita sono diventate abilissime nel trovare il tasto giusto!
Le comodità ci circondano, i nostri pensieri sono quotidianamente stimolati, ammiriamo volentieri opere d’arte, ma quella spinta all’agire, quell’impulso ad intraprendere, la nostra volontà insomma si è comodamente appisolata davanti al fascino della tecnologia e alla esorbitante ricchezza di prodotti finiti. La necessità di usare le mani pare cosa d’altri tempi!
Eppure, proprio perché i pensieri si risvegliano vitali, ricchi di immaginazione, chiari e liberi sarà bene che prima i bambini imparino a pensare con le mani.
Possiamo portare loro il lavoro a maglia già in prima classe; allora, intrecciando il filo sui ferri, l’attenzione sarà tesa a non perdere un punto. Così una maglia unita all’altra con movimento ritmico, formerà un “tessuto”; tessuto che può essere considerato come l’immagine fisica del processo del pensiero, non a caso si parla del “filo del pensiero”.
La meraviglia dei bambini si legge nel loro sguardo ogni volta che sperimentano, ogni volta che iniziano o finiscono un lavoro. Più avanti, quando la freschezza di un pensiero autonomo verrà sviluppata dai ragazzi, se ne potranno trovare le radici proprio là, nel lavoro con le mani, che possiede anche il dono di rafforzare la capacità di giudizio.” Testo di Adriana Todeschini ne “Il Quadernone 2018” Scuola Steineriana via Clericetti 45, Milano.
Queste parole ricordano molto quelle di Maria Montessori, per la quale lo sviluppo delle capacità manuali equivaleva allo sviluppo dell’intelligenza. La tecnologia ha sicuramente apportato delle migliorie nella vita di ognuno di noi, ma ha tolto anche molto rispetto alla capacità di interazione con gli altri, di utilizzare le proprie mani per creare ciò che si è pensato, immaginato, disegnato.
Bisognerebbe riappropriarsi del sano desiderio di soddisfazione del “L’ho fatto io!”.
La società della fretta, del “tutto e subito”, in cui viviamo ormai da tempo, non permette ai bambini di avere degli spazi di noia, tempo in cui stimolare la propria fantasia. Il pensiero divergente, ovvero la capacità di produrre una serie di soluzioni alternative ad un dato problema, in particolare nei problemi che non prevedono un’unica soluzione, si sta perdendo sempre più velocemente. Ai bambini vengono offerte soluzioni predefinite, create da una mente adulta, dove la fantasia lascia spesso spazio alla logica, perciò non è concesso uno spazio di discussione: “Si fa così.”
Il bambino il più delle volte si adegua, segue quello che l’adulto dice, soprattutto se è l’insegnante, e perde così la possibilità di sviluppo non solo del pensiero divergente, ma anche del pensiero critico. Ciò che viene stabilito non si può cambiare, l’unica soluzione giusta è questa, tanto vale che ti sforzi a trovarne altre. Un danno permanente di cui vedremo gli effetti tra qualche anno, quando quei bambini saranno a loro volta adulti e non saranno in grado di vedere soluzioni alternative a problemi che gli si presenteranno davanti, che non saranno abituati a pensare con la loro testa e che si affideranno al famigerato “si è sempre fatto così!”. Il loro cervello non avrà la plasticità necessaria a porsi domande, formulare nuove ipotesi, andare a cercare altre risposte a quelle preconfezionate. E adulti non pensanti non sono sinonimo di evoluzione. E’, non solo importante, ma fondamentale dare stimoli ai bambini affinché sviluppino un loro pensiero critico, la capacità di non accontentarsi di idee altrui, ma di osservare, pensare, valutare e, solo dopo, scegliere quale strada intraprendere.
La libertà di pensiero e di parola è un diritto che non possiamo permetterci di perdere.
In riferimento dunque a quanto scritto, è necessaria una riflessione anche sui materiali offerti ai bambini. Lavori di vita pratica, di manualità fine aiuteranno il bambino ad esercitare la concentrazione, la coordinazione oculo-manuale, la raffinatezza e l’economia dei movimenti; materiali destrutturati (loose parts) e uno spazio pittorico lasciano al bambino la possibilità di creare ed esprimere una parte di sè, di ritrovare il proprio equilibrio; il materiale sensoriale studiato e creato da Maria Montessori aiuta il bambino a veder materializzati dei concetti che altrimenti sarebbero astratti, nonché all’autocorrezione. È un materiale assolutamente stupefacente, che arricchisce l’autostima, stimola la conoscenza, la curiosità, ci si confronta con l’errore e si impara a superarlo.
Da non dimenticare il contatto quotidiano con la natura. Montagna, collina, pianura o mare, la cosa importante è USCIRE. Stare all’aperto, giocare liberamente, sperimentare, toccare, fare esperienze. La natura è una grande maestra, non si può privare i bambini di un’insegnante così spettacolare. Le stagioni non si imparano sulle schede, anche perché, come disse un altro grande insegnante, Paolo Mai: “Ad Ostia l’inverno non è con la neve!” Perciò le stagioni bisogna viverle sulla pelle, uscendo ogni giorno, con la pioggia o con il sole, perché non esiste cattivo tempo, ma solo un abbigliamento inadeguato!
Se poi ci fosse un contatto quotidiano con gli animali, abbiamo fatto bingo! Essi insegnano ai bambini come comunicare senza bisogno di parole, la cura verso un altro essere vivente, la diversità come arricchimento, come conoscenza del mondo.
Le mani sono uno strumento potentissimo di conoscenza di sé e del mondo! I bambini devono poterle utilizzare fin da piccolissimi e per tutta la loro vita. L’esperienza porta alla conoscenza! Diamo al bambino motivo di lavoro ed egli ci stupirà con la dedizione, la curiosità, la concentrazione. Sarà un meraviglioso spettacolo! Lo vedrete lì, così piccolo ma così instancabile, che sarà per voi un esempio di come andrebbe svolto un lavoro: con passione, dedizione, gioia, concentrazione… per uscirne poi felici, soddisfatti e rilassati.
“La mano è quell’organo fine e complicato nella sua struttura, che permette all’intelligenza non solo di manifestarsi, ma di entrare in rapporti speciali coll’ambiente: l’uomo, si può dire, “prende possesso dell’ambiente con la sua mano” e lo trasforma sulla guida dell’intelligenza, compiendo così la sua missione nel gran quadro dell’universo.” M. Montessori
di Educatrice Manuela Griso (da eticamente.net)