Le problematicità del governo Conte 2
Nei discorsi programmatici tenuti da Conte in occasione del voto di fiducia, più che davanti ad un programma di governo si è avuta la sensazione di assistere all’illustrazione di pie intenzioni
di Umberto Berardo
12 settembre 2019
Lunedì 9 settembre le destre di Meloni e Salvini, sostenute anche da gruppi neofascisti, hanno imbastito in Piazza Montecitorio una manifestazione contro il nascente governo Conte 2 accusato di impedire agli italiani l’esercizio del voto.
In una repubblica parlamentare come quella italiana la formazione di un esecutivo tra forze politiche che abbiano la maggioranza richiesta è un diritto previsto dalla Costituzione.
Dopo l’apertura della crisi in agosto evidentemente c’era chi, guardando unicamente ai sondaggi, credeva di avere in mano l’Italia dimenticando che il Presidente della Repubblica può e deve esplorare la possibilità di un nuovo governo prima d’indire eventualmente le elezioni.
Salvini, dopo essersi isolato in Europa, ha commesso un grave e ingenuo errore politico tagliando il ramo su cui era seduto ed ora l’opposizione velenosa all’esecutivo appena nato è il frutto di una delusione generata da decisioni istituzionali del Presidente Mattarella del tutto legittime e in linea con la nostra Carta Costituzionale.
Ciò premesso, a noi, che pure abbiamo auspicato alcuni giorni fa la nascita di una sorta di governo di salute pubblica in un momento di sostanziale gravità politica, economica e sociale per un Paese che vive una profonda recessione e che deve affrontare nomine importanti in aziende pubbliche e la stessa elezione del Presidente della Repubblica, il governo Conte 2 non pare proprio indirizzato verso l’alternativa radicale alle politiche messe in atto da quello giallo-verde.
Intanto la figura del Presidente del Consiglio e quella di alcuni ministri dovevano essere altre per immaginare quantomeno una discontinuità rispetto ai tanti provvedimenti sciagurati varati dall’esecutivo Conte1 per i quali si parla non di cancellazione ma di lievi revisioni.
Tra l’altro il livello del consenso dei cittadini al nuovo governo sembra nei sondaggi piuttosto basso.
Avevamo immaginato e atteso qualche giorno fa un programma capace in sintesi di rimettere in piedi un sistema democratico decente in grado di garantire la sovranità popolare, una serie di provvedimenti capaci di assicurare libertà d’informazione, eguaglianza di condizioni di vita accettabili per tutti i cittadini, un’organizzazione amministrativa fondata su pari opportunità nei diritti a livello territoriale, una lotta serrata a mafia, corruzione ed evasione fiscale, una rinegoziazione del sistema costitutivo e del funzionamento di alcune strutture europee insieme alla revisione di qualche trattato come ad esempio quello di Dublino.
Ad essere sinceri nei discorsi programmatici tenuti da Conte alla Camera e al Senato in occasione del voto di fiducia abbiamo avuto, a parte qualche eccezione, l’idea della solita genericità in taluni provvedimenti annunciati, non elaborati né definiti con chiarezza, ma sui quali nessun riferimento tra l’altro si è avuto in ordine alle possibili coperture economiche in un momento di fondamentale debolezza nel bilancio dello Stato.
Più che davanti ad un programma di governo si è avuta la sensazione di assistere all’illustrazione di pie intenzioni.
Certo la cancellazione della retta negli asili nido per i redditi più bassi, l’assegno unico per figlio, l’alleggerimento del cuneo fiscale in favore dei lavoratori sono determinazioni condivisibili, ma occorre indicarne i particolari e le coperture economiche.
Un po’ più chiari i provvedimenti sulla sostenibilità ambientale e quelli sui migranti che prevedono la lotta al traffico di esseri umani, una seria politica d’integrazione, corridoi umanitari e un patto con l’Unione Europea per la redistribuzione dei soggetti in arrivo che sembra già avviato con il “Temporary predictive riallocation program” che dovrebbe essere già firmato con Francia e Germania nei prossimi giorni.
Molto indefinito o addirittura opaco il discorso di Conte sulla legge elettorale, sull’autonomia differenziata mitigata unicamente dal “Fondo perequativo”, sui decreti sicurezza, sulla fantomatica Banca del Sud che ricorda tanto la Cassa per il Mezzogiorno ma soprattutto sulla precarizzazione del lavoro introdotta da Job Act di Renzi.
Ciò che vogliamo sottolineare da italiani è il clima di tensione, la continua caduta nel linguaggio e nello stile, ma anche talora la mancanza di correttezza nel confronto cui abbiamo dovuto assistere seguendo i lavori parlamentari di lunedì e martedì.
Quanto durerà il governo Conte 2 è difficile da dire intanto perché la sua maggioranza al senato potrebbe essere sempre in bilico non solo per alcune possibili defezioni nel M5S, ma anche per le manifeste differenze di opinione nel PD, per i timori di LEU, per le perplessità di Nicola Fratoianni e per il ruolo che potrebbe giocare Matteo Renzi tenendosi le mani libere nell’ipotesi di organizzazione di un suo partito.
Le facce scure di Conte e dei suoi ministri durante le sedute per la fiducia in Parlamento dicono con chiarezza che, secondo l’espressione di Antonio Padellaro, questo potrebbe essere “il governo dei malavoglia”
La sensazione è che la coesione tra M5S e PD non esista affatto e persistano al contrario distinguo, riserve e perplessità su alcune questioni che potrebbero proprio per questo rimanere irrisolte.
Appesa a queste difficoltà, la compagine governativa, se vuole tentare di chiudere la legislatura, dovrà anzitutto chiarire le linee del programma abbozzato, definirne i dettagli soprattutto sulle politiche che riguardano l’immigrazione, i rapporti con l’Unione Europea e il lavoro.
Su tali questioni l’opposizione di destra cercherà di trovare ancora consensi facendo leva sulle paure e cercando facile propaganda.
Il nuovo governo si giocherà l’esistenza su provvedimenti operativi in grado di dare ai cittadini serenità di vita per assicurare finalmente la realizzazione di un principio fondamentale alla convivenza che è quello della giustizia sociale.
Se riuscirà subito ad ottenere una conferenza sullo stato dell’Unione Europea per rendere più democratiche alcune sue istituzioni, per rivedere il Patto di Stabilità e per fissare regole condivise per l’immigrazione, se finanzierà adeguatamente la ricerca culturale, scientifica e tecnologica, se saprà mettere in piedi una manovra economica per il prossimo anno non finalizzata all’assistenzialismo ma all’espansione economica e quindi agli investimenti necessari allo sviluppo economico per creare nuova occupazione, solo allora il governo Conti 2 riuscirà a creare un clima di collaborazione capace di conquistare gli italiani a un’idea di società inclusiva e solidale.
È sicuramente un’opportunità utile ad un Paese con un alto debito pubblico e con un’economia bloccata da anni.
di Umberto Berardo