Il come e il dove
“Non vorrei essere frainteso, ma il mio ragionamento riguarda il come e il dove”
di Franco Valente – fb
20 settembre 2019
Se a un funerale apparisse una bella donna nuda dietro il feretro, qualcuno si sentirebbe in dovere di far capire che ogni cosa assume un valore particolare non per la cosa in sé, ma per il contesto in cui si colloca quella scena.
Essere atei è una cosa. Essere blasfemi è un’altra.
Le chiese cristiane sono nate per conservare cadaveri.
Le chiese nascono per essere il luogo dove si viene sepolti in attesa che un giorno, quando ci sarà la Fine del Mondo, Cristo scenderà sulla terra per dividere i buoni dai cattivi e decidere definitivamente se quell’individuo finirà nella Luce (Apocalisse) o nelle tenebre.
Si può essere o non essere cristiani, ma questa è la ragione dell’esistenze delle chiese.
Le chiese, (con termine ormai incomprensibile per gli architetti e per molti ministri di culto) hanno una funzione “obituaria”, cioè una funzione legata alla sepoltura.
Finchè non viene cambiata la sua funzione, una chiesa è una chiesa.
Non è una discoteca o un ristorante o un centro commerciale.
La chiesa di S. Francesco di Venafro è nata come chiesa ed è una chiesa.
Con il più classico dei significati.
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Il restauro di S. Francesco di Venafro è roba matti!
Se io fossi vescovo lancerei una scomunica irreversibile all’autore di questo massacro fatto con i soldi dei contribuenti e con il cattivo gusto di chi usa le chiese per personali esercitazioni irrazionali.
Una farneticazione di ferraglie inserite in una chiesa che aveva un interno tardo-barocco dignitoso e stilisticamente corretto ha stravolto ogni più elementare senso del pudore.
Ma è mai possibile che il patrimonio storico ed architettonico delle nostre comunità debba essere messo in mano ad autentici massacratori, ma nel senso peggiore del termine, che in nome di un maldestro originalismo distruggono a proprio piacimento quelle cose che storicamente appartengono alla comunità che le ha create per soddisfare le proprie esigenze di culto?
Se questi architetti avessero fatto un intervento simile in una moschea o in una sinagoga, pensate che sarebbero sfuggiti ad una esemplare pena corporale?
Non credo che si debba essere esperti di liturgia per capire che questo ignobile e disordinato groviglio di tubi, travi e lamiere sia incompatibile con la spazialità della chiesa.
Senza dire poi del divertente sistema del taglio del pavimento che permette di guardare comodamente dal basso che tipo di indumento intimo sia indossato dalle fedeli che vadano con la gonna in chiesa a sentire la messa!
di Franco Valente – fb