• 2 Dicembre 2019

Franco Valente, il Pulpito e la comunicazione!

Dedicato a quelli che hanno ritenuto di dare del prolisso a Franco in merito ad una sua comunicazione storica- culturale sul Molise

di Antonio D’Ambrosio – fb

2 dicembre 2019

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Ieri mattina, a Ferrazzano di fronte al portone di palazzo Chiarulli, sede del Museo dell’Emigrazione, mentre ero avvinghiato a una super Bionda e contemporaneamente mi destreggiavo con una Rossa fuoco, senza rendersi conto del mio disagio e dello sforzo che stavo facendo, un signore di una certa età, avrà avuto all’incirca qualche anno più di me, interrompe il mio maneggio, chiedendomi cosa ci fosse e cosa si fa in quel misterioso Palazzo. Lui, senza scomporsi, nonostante vede che io sia in grande difficoltà a gestire quella situazione in quanto la Rossa tendeva a fuggirmi dalle mani, inizia a dirmi che aveva sempre avuto il desiderio di visitare il Palazzo ma che non aveva avuto mai l’opportunità e cose di questo genere. Rimasi imbarazzato, pensando tra me e me di come la gente non si renda mai conto di quale siano le priorità degli altri. Comunque, essendo di animo buono e commosso dal suo desiderio e dalla canizie dei suoi capelli, lascio con tatto per un attimo le due stangone di un metro e ottanta ed inizio a discorrere con lui. Nel frattempo lo autorizzo a visitare con discrezione il Palazzo. Il signore, in breve tempo mi racconta la sua vita. Mi dice che è pensionato delle ferrovie dello Stato e che è nato in un paese vicino Campobasso e che però ora vive in un altro Comune, sempre vicino al Capoluogo. Che è sposato, che ora è nonno, ecc… e che inoltre è amante dell’arte e che sistematicamente il sabato mattina visita i borghi del circondario. Si dice anche sorpreso che Ferrazzano non sia segnalato tra i Borghi più belli d’Italia, nonostante il suo inequivocabile splendore. Gli do spiegazione su questo argomento, aggiungendo che a tal proposito avrebbe fatto bene a visitare la Chiesa. Lui mi risponde che lo aveva appena fatto e che non era rimasto affatto colpito. “Possibile – gli dico io meravigliato – Non ti ha colpito nemmeno il Pulpito? “. “Veramente Professor D’Ambrosio- in questo modo mi lascia capire che mi conosce, ciò fa aumentare il mio imbarazzo per avermi beccato in un contesto alquanto compromettente- io il Pulpito non l’ho proprio visto.” “Ma come- dico io con tono professionale, per rispetto al titolo che mi aveva appena dato- sta in fondo alla Chiesa, nel lato destro, vicino all’altare”. Così, come un fiume in pieno, ho seguitato, sommergendolo di ulteriori informazioni di dettaglio. Gli ho parlato del Basilisco e della sua potenza, per finire di spiegare la presenza del Cammello, passando per una testa incoronata”. (cose apprese da Franco Valente).

Dopo, il mio sfoggio di erudizione, lo vidi imbarazzato e confuso ed un po’ me ne compiacqui, sempre per il fatto che aveva interrotto il mio abbordaggio con la Bionda e con la Rossa. Forse, avevo esagerato, perché lui rimase in silenzio per qualche attimo. Questo mi fece avere un pentimento. Io non volevo che pensasse che lo avessi voluto umiliare. Lui invece si riprende subito dal disorientamento culturale che gli avevo procurato e non fa caso al mio tono e, come un bambino, con innocenza, mi chiede: “ Professo’, – questa volta mi è sembrato che mi appellasse con questo titolo con maggior convinzione- scusatemi, ma che cos’è il Pulpito? “ . 

Io, guardo con senso di scoraggiamento le mie due belle che continuavano ad aspettare con pazienza, senza muoversi di un passo dal luogo dove ci eravamo lasciati e spiego al signore cos’è il Pulpito, ricordandogli che anche nella Chiesa del suo paese ce ne uno e che è altrettanto bello. Finalmente capisce e ricorda, con gli occhi ispirati, di aver seguito una conferenza qualche anno fa del mio amico Franco Valente, proprio sui Pulpiti. 

“ Professo’- ripete’- Valente ha parlato due ore sui Pulpiti. E’ stata la conferenza più bella che io abbia ascoltato in vita mia. Ha fatto capire a tutti, anche a persone modeste come me, cose impensabili. Il brutto è stato quando ha finito di parlare. Tutti volevamo che la conferenza continuasse! “Dopo aver ascoltato queste parole mi riappacificai con quest’uomo dagli occhi illuminati dalla bellezza della conoscenza. 

Ci salutiamo con affetto e mi dice che sarebbe tornato in Chiesa a vedere i dettagli del Pulpito. Io, invece mi rituffai nelle cose più laiche, così ripresi la Rossa e la Bionda e salii le scale. Le due, avevano ascoltato tutta la nostra conversazione ma, essendo delle vere professioniste, non proferirono parole. Entrai con loro nel Museo dell’Emigrazione sito in questo meraviglioso Palazzo e chiusi, con gioia, la porta dietro di me. Quello che accadde dopo appartiene alle cose futili della vita.

Dedicato a quelli che hanno ritenuto di dare del prolisso a Franco in merito ad una sua comunicazione storica- culturale sul Molise. 

Morale: E’ difficile stabilire nei vari contesti delle relazioni umane quanto tempo si ha per comunicare con gli altri, senza cadere nella noia dell’uditorio o il relatore nel prolisso. La cosa è più complessa dello stereotipato tempo o parole che la scienza della comunicazione mette a disposizione. A volte basta una parola a spiegare tutto, altre volte un trattato è insufficiente. Perciò’ l’unica cosa da non usare mai su questo argomento complesso è la saccenza. 

(Foto di Franco Valente – Il Pulpito di Ferrazzano)-(NdR: La Rossa e la Bionda sono manichini))

di Antonio D’Ambrosio – fb

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