• 27 Febbraio 2020

“Contro lo spopolamento, non vogliamo sparire”

“Eja”, nell’entroterra sardo, il primo corto girato da un paese intero

di Valentina Ruggiu (da it.mashable.com)

27 febbraio 2020

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In un paesino di 497 anime scompaiono quattro persone. È una fredda giornata d’inverno e della barista, della farmacista, del parroco e del sindaco si perde ogni traccia. L’unico in grado di risolvere il mistero è Tulipano Nero, il migliore investigatore su piazza, che alla fine scoprirà qualcosa di impensabile.

Inizia così ‘Eja’, il primo corto interamente realizzato dagli abitanti di un paese, diventati attori, tecnici e costumisti per mettere in scena il loro nemico più grande: lo spopolamento. Il set è l’intero comune di Nughedu Santa Vittoria, tra le cittadine dell’entroterra sardo destinate, secondo gli studi, a sparire entro 60 anni se la tendenza attuale non cambierà.

“Un’operazione del genere non può fare miracoli — sottolinea il regista Andrea Marchese, arrivato appositamente dalla Sicilia  -  tuttavia mettere in luce questo fenomeno attraverso il cinema e la partecipazione creativa delle persone che ne subiscono per prime gli effetti potrebbe essere d’aiuto per creare sensibilità sul tema”.

“Non è un caso se le persone scomparse dal paese nel film sono figure chiave per quel luogo: il barista dell’unico bar o la farmacista dell’unica farmacia”, continua Marchese. L’obiettivo è far capire quanto, in un posto così, siano tutti indispensabili.

“L’idea è nata per gioco, quasi per sfida — racconta Silvia Di Passio, community manager di Nughedu - eravamo seduti al bar e ho lanciato la proposta. Inizialmente nessuno l’aveva presa sul serio perché sembrava irrealizzabile, ma poi si sono ricreduti”. D’altronde fino a qualche mese fa non sembrava possibile nemmeno avere una community manager di paese e invece Silvia è diventata la prima al mondo a svolgere questo ruolo. Per ideare iniziative che aiutino i cittadini a conoscersi meglio e ad uscire dalle dinamiche tipiche dei piccoli centri urbani, è arrivata direttamente da Fontechiari, nel Lazio.

“Lo straniero porta sempre una ventata di novità”, dice al telefono ridendo. Straniera lei e stranieri i personaggi che invita a Nughedu per le sue attività. “Un modo per portare il mondo in paese. Questa volta è stato il turno di Andrea e del cinema”.

Un’iniziativa che si è concretizzata grazie al supporto di Spop Lab, il progetto dello spin off dell’Università di Cagliari, nato per contrastare il fenomeno dello spopolamento. È loro anche un altro primato riconosciuto a Nughedu: quello di primo borgo social eating d’Italia. Cosa significa? Che in serate stabilite, i turisti possono prenotare un posto nella grande tavola allestita nella piazza principale e mangiare con i gli abitanti del posto.

Il finale che non ti aspetti

“Eja ha una trama grottesca – specifica il regista – ed è facile capire perché: nel corso delle sue indagini Tulipano nero, l’investigatore, raccoglie degli indizi che lo portano a una casa. Una volta entrato ad attenderlo troverà non solo le quattro persone scomparse, ma l’intero paese e un cartello con scritto: rimani”. Insomma, era tutto un piano ordito dalla comunità per ‘catturare’ un nuovo cittadino.

“Questa è la scena che mi è rimasta più a cuore – dice Antonello Zedde, che nel corto interpreta un medico forestiero, forse rimasto anche lui intrappolato nel tranello del nughedesi – Quando abbiamo svelato il mistero all’investigatore è sembrato che tutti avessimo smesso di recitare. In quel momento trasparivano i nostri veri sentimenti ed eravamo pure un po’ fuori controllo a dire la verità”.

Un cinema di comunità

“C’è chi dice che all’interno del film ci sia la soluzione – conclude il regista – quella che studiosi, ricercatori e tecnici cercano da tanti anni per contrastare lo spopolamento. Il nostro intento però è quello di costruire un progetto che possa essere replicato nelle aree più interne della geografia italiana, sviluppando così una cinematografia di comunità autentica e popolare, in grado di mostrare una parte nascosta eppur fondamentale della storia del paese”.

Il film verrà presentato il 27 febbraio a Nughedu nella sala comunale dell’ex oratorio e poi presentato nei festival nazionali e internazionali dedicati al tema.

“Ci siamo messi alla prova e abbiamo capito che abbiamo qualcosa da raccontare — dice Gabriella Tatti, un’altra abitante-attrice  — ma soprattutto che non ci rassegniamo alla fine imminente prospettata per i piccoli paesi come il nostro, che e sono tanti. Un progetto come questo è importante per affermare la loro presenza, ricordare al mondo che ancora esistono e che ancora esistiamo”.

di Valentina Ruggiu (da it.mashable.com)

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