EDIZIONE 2000 – LE IMPRESSIONI DEI MARCIATORI
“CAMMINA, MOLISE! 2000”
Una testimonianza
È la prima volta che prendo parte alle escursioni di “cammina, Molise!”, un’iniziativa giunta ormai alla sesta edizione, che già da qualche anno mi suggestionava per il nome accattivante e che, quest’anno, ho desiderato sperimentare direttamente, da quando gli amici dell’A.I.I.G. me ne hanno illustrato il pregio.
Nata, forse per scommessa, dall’amore per la propria terra di alcuni Duroniesi residenti a Roma, l’iniziativa si è concretizzata, il primo anno, con un percorso podistico di quattro giorni, che ha portato gli audaci avventurieri da Roma a Duronia, ripercorrendo le piste dei padri; si è poi arricchita, nelle diverse edizioni, di esperienze ed efficienza, sino ad acquistare risonanza sovra regionale; l’edizione di quest’anno, infatti, ha visto la partecipazione entusiastica di molti Molisani che vivono altrove, ma anche di un folto numero di non Molisani.
È un fatto quasi naturale che Molisani emigrati in altre regioni tornino felici nella terra madre e, appassionati, ne decantino le bellezze: i loro apprezzamenti possono essere giustificati da quel rapporto viscerale con la patria, dalla passione di rivedere ciò che il ricordo ha conservato ed abbellito, da quella sorta di campanilismo che può far perdere obbiettività al giudizio; ma se il non Molisano rimane incantato dinanzi ad un panorama ampio o ad uno scorcio suggestivo, se osserva con ammirazione la preziosità di un monumento, se, procedendo leggero o affaticato, esalta le bellezze, la salubrità della nostra terra, l’animo è scosso da una complessità di sensazioni: il piacere della condivisione di giudizio, il compiacimento per un apprezzamento da tempo atteso, l’orgoglio soddisfatto.
Cogliere alcuni aspetti paesaggistici con gli occhi di uno “straniero” è una sensazione piacevolissima che affratella, che fa osservare con maggiore attenzione, che lega più fortemente l’animo ad un bene, per molti aspetti, sconosciuto.
“Conoscere per amare” è il motto che traduce una mia convinzione e che acquista una maggiore veridicità ogni qual volta le escursioni podistiche mi mettono a stretto contatto con un territorio che vado imparando a leggere nei dettagli della geologia, della flora e della fauna, nei segni storici ed umani.
“Cammina, Molise!” mi ha consentito una conoscenza più diretta di luoghi che da Molisana credevo di conoscere, per averli ammirati da lontano, quando, percorrendo in macchina le strade delle fondovalli, venivo attratta dai paesini arroccati su alture scoscese, segno di dominio, di solitudine, di mistero, oppure quando osservavo le vallate, i pendii dell’andamento collinare e montuoso che, nell’armonica varietà dei colori e delle forme, suggestionavano i miei sensi e mi convincevano che vivere nel Molise, nonostante tutto, è bello e allontanarsene sarebbe un errore.
Ma vivere il Molise camminando, osservando, contemplando, raggiungere quei paesi attraverso sentieri ripidi, impervi, sotto la calura che fiacca, significa provare il piacere della sfida, il gusto di conquistare la vetta, la gioia di ricercare il contatto umano, dopo un percorso fatto in solitudine tra pensieri e riflessioni le più varie, per condividere, col compagno discreto, il piacere che si va gustando; vivere il Molise in tal modo significa conoscerlo meglio ed amarlo più profondamente.
Un grazie allora alla complessa organizzazione di volenterosi che solo la passione per la propria regione, il desiderio di valorizzarla possono sollecitare e che, in premio di tanta operatività, hanno la soddisfazione di conseguire il fine: una partecipazione entusiasta, una valutazione positiva ed una crescente ammirazione per tutto quello che si va scoprendo.
Percorrere la linea del Molise centrale che taglia le fondovalle del Trigno, del Biferno, del Fortore significa rendersi conto delle bellezze delle valli che segnano i confini con la Puglia, dove le montagne scendono dolcemente verso la pianura e con l’Abruzzo, dove le montagne sovrastano sempre più imperiose.
È spettacolare guardare, dal belvedere di Trivento, l’ampia vallata del Trigno con i paesi abruzzesi che occhieggiano nel versante opposto; è riposante osservare l’ampia distesa di colline che fanno corona al lago di Occhito, luoghi dove si nascondono testimonianze che potrebbero far riscrivere alcune pagine della storia romana.
Organizzare percorsi montani non è impresa semplice; occorre la competenza del conoscitore dei luoghi, capace di individuare l’itinerario più compatibile con le esigenze dei marciatori, capace, inoltre, di conciliare i diversi gradi di difficoltà con la possibilità di ammirare i luoghi più suggestivi.
Le decisioni, prese con cognizione di causa, per finalità ben precise, possono non essere condivise, il che genera qualche disguido, perché, quando la stanchezza è tanta, il cammino è lungo, la calura opprimente, qualcuno decide che le scorciatoie sono salutari, che non è necessario il cammino più lungo; è allora che si crea confusione, perché due verità si scontrano, e l’apparato organizzativo vacilla, provocando disorientamento e mugugni.
Immancabili questi momenti di incertezze e di risentimenti che, per fortuna, il buon senso ricompone e la ragione fa dimenticare dinanzi all’efficienza di un apparato organizzativo che provvede al rifornimento tempestivo di acqua, all’incontro con la cittadinanza e con le autorità del paese, alla visita guidata del centro storico, alle allegre ed abbondanti degustazioni.
Un plauso agli animosi organizzatori: all’A.C. La Terra, in particolare al Coordinatore, arch. Giovanni Germano, cui vanno riconoscimenti e gratificazione, quale promotore di un’iniziativa che si spera continui nel tempo con meritato successo e con la positività di portare il Molise all’attenzione di un turismo nazionale ed internazionale.
Un plauso alle Associazioni A.I.I.G., Italia Nostra e Punto e Accapo nelle persone del Geom. Michele Cianciullo, dell’Arch. Claudio Di Cerbo, del Sig. Giovanni Mascioli, i quali hanno studiato i percorsi nei dettagli attraverso l’analisi di cartine topografiche e sopralluoghi ed hanno contribuito con il Coordinatore a promuovere incontri con le autorità dei vari paesi visitati, onde sollecitare un’accoglienza dignitosa.
È da sottolineare il fatto che associazioni diverse si siano adoperate sinergicamente per la realizzazione di un progetto complesso, utilizzando le proprie competenze ed esperienze al fine di avvicinare un gruppo di circa centottanta unità al territorio molisano per farlo conoscere, amare ed apprezzare nella pluralità dei valori naturali, storici, folclorici.
È proprio questa intesa fra libere associazioni che ancora manca ai Molisani, per cui molte iniziative, potenzialmente valide, muoiono sul nascere, in quanto entrano in concorrenza, senza potenziarsi, anzi spesso, per una ripetitività inconsistente, banalizzano l’azione e disperdono energie ed interesse.
L’esempio di cooperazione efficace nella realizzazione di “cammina, Molise!” fra Associazioni che, pur nella peculiarità del proprio Statuto, hanno operato per un fine comune, potrebbe essere di stimolo perché l’associazionismo non sia motivo di dispersione, ma di operatività complementare in esperienze più ampie ed utili all’affermazione del Molise.
La socializzazione è uno degli scopi di “cammina, Molise!”, scopo indubbiamente conseguito in questa edizione: apprezzabile la socializzazione fra i partecipanti e soprattutto fra i giovani che sono diventati un gruppo compatto, capace di dare vivacità e brio alla comitiva; socializzazione anche con gli abitanti dei singoli paesi, che, quasi sempre, si sono lasciati piacevolmente coinvolgere nel suono e nelle danze che l’infaticabile Gino Lancianese e compagno del duo “Du-Bott” hanno promosso, insieme col gruppo di ricerca e di danze popolare “Scacciapensieri”, ammirevole per la vivacità, simpatia e professionalità.
È un piacere l’ingresso festoso in paese, annunciato, col megafono, dalla voce calda di Giovanni Germano, che rivolge il saluto dei marciatori alla cittadinanza, alle autorità ed illustra le finalità dell’iniziativa con chiarezza e concisione.
È piacevole percorrere le strade camminando e ballando al suono dell’organetto e del bufù, mentre gli abitanti si affacciano attratti dalla novità con aria inebetita tra scetticismo e compiacimento.
Sono, in genere, persone anziane, col volto segnato da una vita di stenti e fatiche, le quali, incredule, assaporano gli agi di una vita più evoluta, conservando una scorza che nasconde sensibilità e sentimenti, una scorza costruita su alcuni principi morali, per cui “non è conveniente manifestare i propri sentimenti, non è dignitoso abbandonarsi ad una spontanea espansività”; quindi varie le reazioni all’invito dei suonatori di dimenarsi al suono allegro dell’organetto: fra le donne solo alcune, dopo un momento di esitazione, si abbandonano al sorriso ed alle danze, concludendo con un caloroso grazie per aver interrotto una monotonia paralizzante, altre restano con un volto corrugato ed impenetrabile fino alla conclusione dell’omaggio musicale, accennando al saluto con uno sbiadito sorriso ed un lieve movimento della mano; gli uomini, invece, si mostrano bonari, divertiti, disposti a brindare in allegria.
La marcia nel paese si conclude con la soddisfazione di aver offerto momenti di solidarietà, di partecipazione ad una vita che, nei tratti più profondi, quelli valoriali, è rimasta intatta, anche se il benessere ha migliorato le condizioni, offrendo tutto ciò che allevia la fatica fisica, migliora la produttività e restituisce l’uomo ad un modus vivendi più gratificante.
L’accoglienza delle autorità è stata calorosa; dopo un iniziale disorientamento, una volta constatato l’inatteso affluire di persone motivate ed entusiaste e non solo della regione, hanno apprezzato il valore dell’iniziativa come mezzo utile a riscattare una terra potenzialmente ricca di risorse che, adeguatamente utilizzate, potrebbero portare al salto di qualità di una regione la quale per fortuna, è stata dimenticata nel periodo in cui lo sviluppo industriale e l’invasione cementizia hanno prodotto guasti irreparabili all’habitat umano e naturale.
La configurazione geografica molisana montuosa, collinare, non aperta ad un traffico veloce, che, nel passato, ha frenato un progresso distruttivo, oggi potrebbe costituire uno strumento idoneo a potenziarne le risorse: luoghi ameni, riposanti, aria pura, acque ancora in gran parte limpide, cibi sani che conservano il sapore buono ed autentico per la genuinità degli ingredienti.
È il momento di rilanciare il turismo in una terra sana, propinando la semplicità dell’antico, la naturalezza e la varietà delle forme, la selvatichezza delle piante indigene, le preziose testimonianze storiche ed artistiche.
Una nota positiva è che la rappresentativa politica di quasi tutti i paesi visitati è costituita da giovani che sembrano aver compreso il momento favorevole per la realtà molisana e si adoperano a che tutto quanto appartiene al passato venga riproposto al presente senza sofisticazioni, con quella semplicità e genuinità, di cui oggi più che mai si ha bisogno.
Sono giovani che hanno bene inteso il messaggio di “cammina, Molise!” e si sono prodigati per un’accoglienza eccellente, per trasmettere lo spirito del paese, affidando ad esperti il compito di far “vivere il paese” in quel che di bello contiene, in quel che di meglio si potrebbe ottenere.
L’ospitalità è stata squisita anche in termini di degustazione.
Come non ricordare la salciccia con pomodori e peperoni, gustata alle dieci del mattino insieme con un buon vino e con dolci locali offerti nella piazza principale di Ielsi; i palati raffinati di oggi, abituati al caffè di mezza mattina, sono rimasti sconcertati dinanzi a tale piatto, che costituiva la colazione consumata avidamente dai contadini al mattino, dopo cinque ore di duro lavoro, ma è bastato il primo assaggio per compiacersi di una tale squisitezza che ha rallegrato lo spirito e corroborato il corpo, disponendolo alla dura marcia.
Come non ricordare la bontà di pane, olio e pomodoro consumato con voracità ed allegria nel Bosco Falcone di Guardialfiera e nella piazza di Trivento.
L’accoglienza a Sant’Elia è stata all’insegna dell’eleganza raffinata: frutta fresca in gran varietà, insieme con bibite e caffè negli spazi della villa del comune, in un apparato che corrisponde al gusto delle amministratrici e ad un paese che è stato sfiorato dal benessere di attività industriale, oggi scomparse perché collocate in luoghi più aperti al traffico.
Non è possibile dimenticare i legumi – ceci e fagioli – con la pasta serviti a Pietracatella, a Lupara, a Roccavivara, a Fossato sempre con vino offerto in bicchiere a Roccavivara, a bottiglie altrove, in damigiane a Lupara.
Ogni paese un gusto anche nel cucinare un pasto frugale come pasta e fagioli; è un sapore che cambia con le spezie, per la qualità dei legumi, per la peculiarità delle cucine.
Una nota piacevolissima infine l’accoglienza coi canti e le danza dei gruppi folcloristici: fanciulle splendide nel portamento, nelle fattezze del volto, nell’espressività dello sguardo, insieme con compagni altrettanto ammirevoli, hanno indossato i costumi tradizionali e riproposto attraverso il canto, la danza ed una gestualità ricca di significati, aspetti di vita e tradizioni legate al lavoro, alla casa, all’amore.
Simpaticissimo il canto delle “maitunate” del vivace gruppo di Pietracatella; antico il motivo, obbligo della tradizione “la bevuta” alla fine di ogni stornello, nuove ed improvvisate le parole che, con contenuta mordacità, bersagliano l’amico o il personaggio in vista.
“Cammina, Molise!” è una tappa che resterà indelebile nella memoria dei marciatori, i quali hanno avuto modo di soddisfare i sensi, ricreare lo spirito, modellare il proprio corpo, ravvivare i ricordi, rinvigorire la speranza, tanta varietà di occasioni e di stimoli è stata loro offerta.
L’augurio che l’iniziativa sia promossa ancora negli anni futuri con lo stesso entusiasmo, con un interesse crescente, con partecipazione più ampia ed una risonanza nazionale ed internazionale.
di Enza Santoro Reale
DEVONO ESSERE I NOSTRI PAESI AD INIZIARE ALL’ARTE I NOSTRI GIOVANI
È così anche la VI Edizione del “cammina, Molise!” è andata.
Vi ho partecipato col solito entusiasmo perché mi piace camminare, mi piace rincontrare vecchi amici e mi piace conoscere nuovi paesi.
A proposito di questi ultimi, vi devo proprio ringraziare perché tramite voi sto conoscendo paesi che, essendo fuori dai miei soliti itinerari, forse non avrei mai conosciuto, e mi accorgo invece che sono interessanti e che vale la pena dedicar loro qualche visita.
Mi vengono in mente le Chiese, i quadri del Gamba, i Castelli, le Croci Viarie e mi fermo qui per non allungare l’elenco.
Mentre visitavamo i paesi mi chiedevo: perché non siamo stati iniziati alla storia dell’arte partendo dalle nostre Chiese, dai nostri portali, dai nostri castelli?
Come sarebbe stata diversa la nostra formazione e forse anche il nostro modo di rapportarci alla Regione se l’avessimo conosciuta un po’ meglio!
Diciamoci la verità, un certo complesso ce lo siamo portato appresso e non ci ha fatto apprezzare tutto quello che di buono avevamo in zona. E così tutte le volte che volevamo vedere opere d’arte siamo andati fuori.
Ma questa specie di complesso si è esteso anche in altri campi dell’attività umana per cui o per necessità o per seguire un certo filone si è andata fuori regione.
Tornando ai paesi, abbiamo trovato sindaci e Giovani pieni di entusiasmo, che ce la stanno mettendo tutta, perché i loro paesi tornino a ripopolarsi, che il Molise viva e che le tradizioni si tramandino ancora.
Ma tutto questo non basta, occorre prima di tutto il lavoro.
Bene, diamo una mano a questi giovani con la nostra disponibilità e con qualche idea fattibile.
Caro capo redattore, aspettiamo anche te per un contributo proficuo!
Ciao.
P.S. Voglio segnalare agli amici de “la vianova”, un libro pubblicato quest’estate dalla Iannone Editore di Isernia:
“Nei cantieri di Toronto” di Franco Colantonio, un emigrato molisano di Montorio nei Frentani.
È un libro di grande umanità, sensibilità e giustizia sociale.
È interessante da un punto di vista storico perché l’autore parla della sua giovinezza negli anni trenta e quaranta e quindi dell’Italia di quei tempi e da un punto di vista umano e sociale perché parla dello stato d’animo, dell’emigrante, del lavoro e delle lotte che ha dovuto sostenere per vedere riconosciuti i propri ed altri diritti.
di Angiolina Giuditta
SUGGESTIONI MOLISANE
Agosto 2000: per la quarta volta consecutiva ho partecipato al “cammina, Molise!”. Ormai posso considerarmi, a buon diritto, un veterano di questa manifestazione e mentre aspetto che venga istituito un riconoscimento per i fedelissimi, mi lascio solleticare dall’idea di ripercorrere (e qui riproporre) i momenti più significativi della mia passata esperienza nelle contrade molisane.
Ma a furia di ripensarci mi accorgo che le mie migliori intenzioni si arenano nelle difficoltà di elaborare una ricostruzione complessiva di fatti e personaggi e poi l’operazione mi appare di undiscutibile gusto “retrò” e mi fa pensare ad una certa letteratura sul “come eravamo”. Ripiego allora sulla prospettiva, non del tutto affascinante, di muovere alcune critiche, costruttive si intende, sull’organizzazione e sugli obiettivi non sempre raggiunti.
Le critiche, però, rischiano di essere recepite come un mancato riconoscimento dell’impegno (ed anche della diligenza e capacità) di tanti volontari.
Potrei allora muovermi nell’ottica di elaborare proposte migliorative, ma anche in questo caso non è difficile incappare nelle secche dell’ingenuità o in quelle della presunzione di avere in mano la soluzione di tutti i problemi.
Ma insomma in quale terreno posso affondare il mio aratro?
La risposta mi viene più facile quando mi lascio alle spalle: le velleità di analisi sociologiche, gli intendi di carattere culturale, i progetti di rinascita, le ricerche sul folklore, i ricordi sulle mie origini molisane, ogni studio di carattere storico – archeologico sui Sanniti.
Per me il “cammina, Molise!” rimane un viaggio nella memoria e nell’immaginario.
Debbo solo farmi trasportare da quel fiume umano di magliette verde bottiglia, che cammina su tratturi, sterrate e campi per ritrovarmi in una dimensione così lontana dalle mie consuete realtà metropolitane.
Sotto il sole impietoso di agosto, quando la sete non viene lenita nemmeno dalle bottigliette del provvido Santino e le gambe non reggono più il peso dei chilometri, si consuma la catarsi del piccolo impiegato e posso immergermi (rinnovato nello spirito?) in quell’ambiente di valli ampie e silenziose, di orizzonti sconfinati, punteggiato di paesini bianchi sullo sfondo di terre bruciate.
Ed allora la Morgia di Pietracatella può sembrarmi come un lembo di Arabia e nel guado del Biferno posso immaginare le imprese dei Bulgari che guidati da Alczeco imperversavano in queste contrade sul finire del settimo secolo.
di Silvio Vitone
“OGNI ANNO TORNO CON LA MIA FAMIGLIA A RIVISITARE I LUOGHI DELLA MARCIA “
Egregio architetto,
sono già due anni che partecipo all’iniziativa “cammina, Molise!” promossa dalla Sua associazione e da Lei coordinata.
Già lo scorso anno ero rimasto molto soddisfatto di avere preso parte al programma per il valore dell’iniziativa e per le modalità di esecuzione. Quest’anno ho notato che l’organizzazione è migliorata forse per la maggiore esperienza acquisita.
I punti forti di “cammina, Molise!” sono certamente la bellezza dei luoghi che ci fa conoscere, ed anche i loro valori culturali ed artistici che vengono sapientemente messi in luce. Voglio però sottolineare i valori umani della regione che vengono scoperti. Credo che soprattutto per queste caratteristiche la Vostra iniziativa dovrebbe essere presa ad esempio anche da altre regioni.
Come l’anno scorso, dopo avere partecipato ho effettuato un viaggio negli stessi luoghi con la mia intera famiglia, che, grazie alla mia “esperienza”, ha potuto godere appieno della vacanza in quelle belle località del Molise.
Possa questa mia lettera incoraggiarVi a continuare.
Sentiti ringraziamenti ed i migliori saluti
di Alberto Alberti (Trieste)
“IL TOP DELLE MIE VACANZE NELLA TERRA D’ORIGINE”
Caro Giovanni, devo dirti tutto il mio grazie per la provvidenziale opportunità che mi hai dato, di immergermi “full” nelle cose molisane, con il tuo “cammina, Molise 2000!”.
La provvidenza in sostanza esiste, ma non è divina: è la contingenza spazio-tempo che si mescola con gli input emotivi-sensoriali di ciascun soggetto, e se ci sei o non ci sei in un luogo, ad un avvenimento, dipende dalle tue scelte!
Risultato per me: due giorni dopo essere sbarcato nel Molise (il 6 agosto alle ore 23 circa a Tufara). Mi sono ritrovato a Jelsi, ore 8.30, alla punzonatura per l’avvio di “cammina, Molise 2000!”, il top delle mie vacanze nella terra di origine!
È vero che mi sono beccato, nello stesso luogo, anche una contravvenzione automobilistica con tanto di verbale verde infilato sotto il tergicristallo del vetro anteriore della mia automobile…ma questa è un’altra storia, che ti ho già raccontata ed inviata per posta.
Mi ha telefonato poco fa Rocco Cirino, sorprendendomi mentre mi leggevo l’ultimo numero de lavianova ricevuto a Jelsi, apprezzandone icontenuti, l’impaginazione, tutto.
Un giornale così meriterebbe più fortuna e diffusione, nel Molise! ma forse…si può fare.
Il tuo pezzo-editoriale, che non avevo ancora letto, dice le stesse cose che io vado esprimendo sulle pagine del mio neonascente libro di cui sai, che ora vorrei intitolare: “cammina, Molise! Non ‘vva ‘bbene così”. (Forse esce quanto prima, per i tipi della Tipografia editrice lampo di Campobasso. Ho già in agenda un appuntamento decisivo per il 2 ottobre prossimo. Pensavo, tra me, qualora l’affare non andasse in porto, che il libro potrebbe essere perso in carico dall’Editore de “la vianova, l’Associazione culturale “la Terra” di Duronia, per farne uno strumento di battaglia onde smuovere le acque metiliche molisane e depurarle!).
Ti mando i capitoli più attinenti alla linea de “la vianova”: se mi chiami per telefono, sarò lieto di discutere insieme come utilizzare questo materiale che ti invierò subito per posta prioritaria.
Ciao, grazie, a risentirci.
di Orlando Abiuso, molisano di ritorno
“LA STANCHEZZA MI HA GIOCATO UNO STRANO SCHERZO”
Cari amici di “Cammina, Molise!”, eccomi a voi con questa lettera a descrivere la mia impressione su questa manifestazione a cui con quest’anno ho partecipato per la seconda volta.
Ormai penso che mi conoscerete non solo come suonatore di organetto ma come persona allegra e molto sincera.
Sono stato felicissimo di rivedere tutti quei visi stanchi ma sorridenti e sono stato un po’ deluso per non aver rivisto quelli che mancavano, specialmente l’amico di Campobasso che lo scorso anno mi regalò la maglia all’arrivo a Duronia.
È stato molto bello ed interessante scoprire paesi nuovi e i loro abitanti molto cordiali.
Stare insieme per quattro giorni significa avere la possibilità di scoprire anche dei “personaggi” tra i camminatori: quest’anno per esempio ne ho scoperto uno molto simpatico che sapeva cantare, non ricordo il nome ma è il sindaco di Pietracupa.
Il percorso è stato molto lungo e duro al punto tale che la stanchezza mi ha giocato un brutto (o bello?) scherzo: mi pare che era la quarta tappa di km 29, all’arrivo in albergo ero sfinito dalla stanchezza ho sbagliato stanza e sono entrato dentro la stanza di una signora anche lei molto stanca, che non riconoscendomi mi ha fatto entrare scambiandomi per suo marito. Dell’errore ce ne siamo accorti la mattina a colazione.
Vi ringrazio per la premiazione che mi ha commosso tanto. Un elogio agli organizzatori che saluto insieme a tutti i camminatori. Un saluto particolare al prof. Lucarelli che si dedica con tanto amore. Un saluto caro infine a Franca e Maurizio.
A quelli che mi chiedono di quante stelle era l’albergo dove alloggiavamo rispondo che a Campobasso la sera era sempre nuvoloso e di stelle non ce n’era nemmeno una.
Per ultimo un grazie ai cavalieri Tridentini che hanno dato lustro alla manifestazione.
Un abbraccio dal vostro Gino Lancianese
di Gino Lancianese (Roma)