• 19 Marzo 2021

Le coltivazioni su Marte

Giuseppe Calabrese, architetto, molisano di origine, è risultato vincitore di un importante concorso internazionale con un progetto che prevede le coltivazioni sul pianeta rosso

di Angelo Sanzò

19 marzo 2021

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È stata accolta con grande interesse, anche nella nostra regione, la recente notizia che, Giuseppe Calabrese, architetto, molisano di origine, sia risultato vincitore di un importante concorso internazionale (Mars City Design Competition – Sprout project). La sua proposta progettuale consiste nella possibilità di realizzare, sul pianeta Marte, una struttura edilizia, capace di contenere adeguatamente tutto quanto necessario per fornire, in un futuro ormai prossimo, per almeno due anni, a nove scienziati-astronauti, i quantitativi di cibo, da coltivare in loco, sufficienti al loro sostentamento.

L’architetto Calabrese è nato a Sidney, in Australia, dove tuttora risiede, ma ha frequentato le scuole, medie e superiori, a Campobasso, fino al diploma di Geometra, oltre a conseguire il diploma di maestro di violino, presso il Conservatorio “Perosi” della stessa città. Si è laureato in architettura a Pescara.

Il pregio del progetto, ideato da Calabrese, che vede il coinvolgimento delle più quotate Agenzie mondiali del settore, tra cui la stessa NASA, oltre all’importanza relativa allo scopo per cui è stato concepito, consiste, anche e soprattutto, nelle utili ricadute che una tale impresa potrà riversare sul nostro pianeta, in modo particolare, in favore delle comuni attività sociali ed economiche che maggiormente incidono sulla qualità della vita di noi tutti.

Gli aspetti positivi dell’impresa, i cui risultati preliminari potranno essere osservati dai dati ricavabili dall’ operatività di un modello sperimentale, che sarà presto posizionato nel deserto della California, consistono nel poter realmente produrre cereali e ortaggi, in condizioni di scarsa disponibilità idrica e in presenza delle ben note marcate escursioni termiche presenti sul pianeta del sistema solare maggiormente paragonabile a quello da noi abitato.

È, d’altra parte, doveroso ricordare che l’Italia non è affatto nuova nel dare il suo contributo di idee e di alta professionalità in settori produttivi concepiti per coltivazioni estreme, come nel caso indicato. Per quanto se ne sappia, infatti, fin dal febbraio del 2018, per un gruppo di cinque astronauti della missione internazionale Amadee-18, nel deserto dell’Oman, è stato allestito e messo in atto il progetto sperimentale Orto Marziano, allo scopo di coltivare ortaggi, col riciclo dell’acqua e senza l’apporto di alcuna sostanza chimica, in condizioni simili a quelle verosimilmente riscontrabili sul Pianeta Marte.

Anche in questo caso, come in quello che vede protagonista il nostro meritevole corregionale, le ricadute sulle attività normalmente svolte sulla nostra insostituibile Terra riguardano ancora una volta, inevitabilmente e proficuamente, la sostenibilità ambientale, l’efficienza energetica e idrica, nonché il complesso del riciclo integrale delle materie coinvolte nell’ intero processo produttivo.

di Angelo Sanzò

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