Buona Pasqua dal Bangladesh
Indirizzo di saluto e di auguri ad amici e benefattori da parte del missionario P. Antonio Germano
di p. Antonio Germano Das, sx.
31 marzo 2021
Carissimi amici e benefattori,
Da quasi un anno non mi son fatto più vivo con voi. L’occasione della Pasqua mi da’ modo di rompere il lungo silenzio per trasmettervi ancora una volta il mio grazie ed augurarvi una Pasqua serena e aperta alla speranza.
Dal Bangladesh ho seguito con apprensione il dilagare della pandemia nel mondo e soprattutto in Italia: un flagello che ancora adesso continua a seminare disagio, sofferenza e morte. L’anno scorso noi Saveriani abbiamo perso ben 30 confratelli, quasi tutti, più o meno, miei coetanei. Speriamo e preghiamo che con la celebrazione della Pasqua di Resurrezione possiamo risvegliarci tutti in un mondo nuovo, libero dalla paura e ricolmo di serenità.
Qui, in Bangladesh, nei primi mesi dallo scoppio della pandemia, abbiamo sofferto un po’, ha sofferto soprattutto la povera gente, che vive legata al giorno di lavoro. Il governo aveva bloccato subito tutto: fabbriche, scuole, traffico. E’ stato anche il periodo in cui abbiamo ricevuto l’aiuto dai nostri benefattori e abbiamo così potuto dare una mano ai più disagiati. Poi tutto è ripreso normalmente, ma le scuole, purtroppo rimangono ancora chiuse. In questi ultimi giorni si è registrata una nuova impennata del virus ed il governo sta intervenendo con nuove restrizioni. A cominciare dallo scorso gennaio, nella missione di Chuknagar, con cautela, ma a pieno ritmo, abbiamo ripreso l’attività educativa del Tuition Program nei 14 villaggi. Nei mesi febbraio-marzo poi, a livello di villaggio, come facciamo ormai da anni, abbiamo avuto l’incontro con i genitori dei ragazzi che frequentano il nostro programma: presenti genitori, ragazzi e ragazze e insegnanti. Fin dall’inizio abbiamo dato molta importanza a questi incontri per l’impatto che possono avere non solo a livello educativo, ma anche per l’elevazione sociale dei nostri Das. Ogni anno svolgiamo e diamo risalto ad un tema specifico. Nel recente passato, per esempio, abbiamo forzato la mano per eliminare il ballo bubaho (il matrimonio in tenera età), che era un’autentica piaga sociale della comunità Das.
Quest’anno abbiamo scelto il tema EKOTA (=unità:ovviamente senza riferimenti specifici!) con il motto: muktir dike ekota amader cialika shokti e cioè: l’unità è la nostra forza trainante verso la piena libertà. Fin dall’inizio della nostra presenza tra i fuori casta (leggi: Das, Rishi, Muci, Horijon, Dalit, ecc.) abbiamo sempre data molta importanza all’alfabetizzazione. Più di 60 anni fa uno dei nostri padri, che svolgeva la sua missione a Borodol in mezzo ad una comunità cristiana con background Muci, aveva scritto un libro dal titolo significativo: BOKA BOLE GORIP e cioè: siamo poveri perché ignoranti. Da quegli anni si è registrato un ampio risveglio di coscienza nei nostri Das ed è iniziato un movimento di coscientizzazione e di liberazione, che nessuno potrà più fermare. Oggi giorno però la vera debolezza, che impedisce loro di riscattarsi pienamente a livello sociale, è la mancanza di unità. Nella para (=sezione del villaggio dove essi vivono) se succede una jhogra (= litigio) o scoppia un maramari (=un venire alle mani), spesso, invece di sedersi fra di loro per ristabilire la pace, ricorrono alla para vicina, dove risiedono i mamura (individui musulmani che gesticono il potere nella zona). In questo modo perpetuano il loro asservimento e rendono vana l’educazione ricevuta.
Negli incontri di quest’anno ho fatto riferimento alle ultime parole, che un illustre personaggio rivolgeva alla sua gente prima di morire e che perciò dovrebbero risuonare come un testamento. Si tratta di BHIMRAO RAMJI AMBEDKAR, il grande leader (guru) dei Dalit dell’India e di tutti i Dalit del mondo. Sono 4 parole chiave, scritte in un inglese semplice, che mostrano ai Dalit la strada maestra da percorrere per riscattarsi dallo stato di schiavitù in cui gli uomini loro simili li hanno ridotti: EDUCATE, AGITATE, ORGANISE, HAVE FAITH IN YOURSELF.
La prima parola (si tratta in realtà di verbi) “educate” da’ risalto all’alfabetizzazione di massa, che apre gli occhi e risveglia le coscienze. La seconda parola “agitate” sottolinea il fatto che il risveglio individuale non serve al riscatto della collettività. Occorre che io che ho aperto gli occhi vada dal mio vicino che dorme e lo scuota dal sonno. Ma per una collettività illuminata, che ha preso coscienza della propria situazione, occorre ancora un altro passo: “organise”. Occorre organizzarsi e creare un fronte comune per iniziare la propria lotta di liberazione. Alla base di tutto però deve esserci la certezza che questo è possibile: “have faith in yourself”. Quest’ultima espressione sottolinea un aspetto molto carente nei nostri Das, che hanno un’immagine di se stessi molto deturpata, in quanto da secoli essi si son sentiti ripetere: “Voi non siete uomini!” Più di una volta, negli incontri con loro, mi son trovato a dire: “Vedete che il nome Das non siete stati voi a sceglierlo, ma ve lo hanno imposto gli altri, come a dire: voi siete Das (=schiavo) e tali dovete rimanere!”
Quando faccio questo discorso con loro, vedo che mi seguono con attenzione. In questi ultimi incontri, al termine del mio sproloquio, rivolgendomi ai piccoli, che mi vedevano per la prima volta, chiedevo: “Vi ricorderete delle parole di questo vecchio di 82 anni con la barba e i capelli bianchi?” Mi rispondono in coro: “He(Sì)!”. Riprendo: “Oggi son venuto tra voi, ma l’anno prossimo non so se potrò venire, perché Bhogoban (il nome di Dio per gli Hindu) da un momento all’altro può venirmi a prendere e allora dall’alto guarderò verso di voi e vedrò se mettete in pratica quello che vi ho detto oggi!” Cari amici, vi chiederete forse: “ma cosa c’entra tutto questo discorso con la Pasqua e la Missione?” Vi rispondo: certo che c’entra e come! E’ solo la forza del Cristo Risorto che all’età di 82 anni mi spenge a salire ancora in moto e percorrere le vie dei villaggi per annunciare parole di liberazione a chi si trova in una situazione di schiavitù (Lc.4,18). Di nuovo: Buona Pasqua a voi tutti!
di p. Antonio Germano Das, sx.