Il Molise e l’Italia delle aree interne
L’ultima pubblicazione di Rossano Pazzagli: “Un Paese di paesi”, luoghi e voci dell’Italia interna
di edizioniets.com
6 aprile 2021
Descrizione.
L’Italia è un Paese di paesi che da Nord a Sud punteggiano il territorio. È l’Italia interna, prevalentemente collinare e montuosa, marginalizzata dallo sviluppo contemporaneo, abbandonata e resa silenziosa dallo spopolamento, una vasta periferia territoriale trascurata dalle politiche, svuotata di funzioni e servizi, ferita nella sua dignità ambientale, sociale e culturale. Partendo dai processi storici che ne hanno causato il declino, il libro cerca di ridare voce a questa Italia ingiustamente definita “minore” e alle sue risorse diffuse, ricchezze e bellezze utili non solo alle comunità locali ma all’intera società, individuando i paesi come nodi nevralgici del patrimonio territoriale e come laboratori di rinascita nell’orizzonte incerto del nostro tempo, reso più cupo dalla pandemia. Dalla dorsale appenninica alle campagne, descrivendo il paesaggio e la società locale, gli scritti qui raccolti mettono a nudo le contraddizioni di uno sviluppo squilibrato, riportando al centro il territorio e cercando di indicare nuovi sentieri nei paesi antichi.
Rossano Pazzagli insegna Storia del territorio e dell’ambiente all’Università del Molise. Esponente della Società dei Territorialisti, è stato direttore dell’Istituto di Ricerca sul Territorio e l’Ambiente “Leonardo” di Pisa, dirige la Scuola di Paesaggio “Emilio Sereni” presso l’Istituto Alcide Cervi ed è condirettore di “Glocale”. Autore di numerose pubblicazioni, per ETS ha curato Il paesaggio della Toscana tra storia e tutela, Buggiano, Il mondo a metà.
“L’Italia è un Paese di paesi. Un’assonanza lessicale dal duplice valore semantico che la nostra bella lingua consente; una rete essenziale di borghi, villaggi e contrade che da Nord a Sud popolano il territorio della penisola fin nelle valli più strette e sui più impervi crinali. È l’Italia interna, prevalentemente collinare e montuosa, vittima sacrificale di un modello di sviluppo che nel corso del ’900 ha marginalizzato le zone rurali, privilegiando i grandi centri urbani, le poche pianure e qualche tratto costiero.
Al tempo del boom economico, mentre l’Italia diventava un Paese industriale e si rafforzava economicamente, un’altra Italia, ben più grande e diffusa, subiva lo spopolamento, l’abbandono, la dimenticanza, con migliaia di paesi ammucchiati e rossastri, grigi o soleggiati, che si allontanavano dalla vista e dal progresso. Una gran parte del territorio – quella delle campagne collinari, della montagna, dei fondovalle interni, dei paesi – si è ritrovata ai margini, diventando una grande periferia rurale trascurata o dimenticata, svuotata di abitanti, funzioni e servizi, ferita nella sua dignità ambientale, sociale e culturale. Come riportare i margini al centro, o il centro in periferia?
o un patrimonio diffuso fatto di prodotti, ambiente, paesaggi, valori culturali, salute e virtù civiche che oggi tornano ad essere necessarie per rispondere alla crisi del presente, una crisi al tempo stesso economica, sociale, politica e infine anche sanitaria. L’epidemia da coronavirus, durante la quale è germogliata l’idea di questo libro, ha reso più evidenti gli squilibri e le contraddizioni del modello di sviluppo, più impellente la necessità di un cambiamento e di un riequilibrio, accelerando processi già in atto.8 Un Paese di paesi Seguendo una linea che va dalla deriva alla rinascita possibile, sullo sfondo della storia italiana dell’ultimo secolo, il libro raccoglie una serie di scritti a carattere storico-antropologico che analizzano il declino delle aree interne quale esito del processo di sviluppo novecentesco, individuando i borghi rurali come nodi nevralgici del patrimonio territoriale, vittime dell’abbandono, ma anche laboratori di rinascita nell’orizzonte incerto della società contemporanea, reso più cupo dalla pandemia.
Con una impostazione scientifica e divulgativa al tempo stesso, vengono dunque proposti quaranta articoli nei quali si cerca di tradurre la conoscenza del territorio in coscienza di luogo, concepita come elemento necessario, insieme alle politiche, per la rivitalizzazione di una parte estesa del Paese e per riabitare i paesi.
I paesi e le campagne si configurano come luoghi più sani e ambiti privilegiati per nuove forme di economia e per un corretto rapporto tra uomo e ambiente. Mettendo insieme luoghi e temi, si spazia tra la dorsale appenninica e le campagne di Maremma, descrivendo l’agricoltura, le scuole, gli stili di vita, il cibo e le potenzialità dei paesi; partendo dal Molise, una delle regioni più rappresentative delle aree interne italiane, per arrivare alla Toscana, il volume mette a nudo le contraddizioni di uno sviluppo squilibrato, proponendo una lettura delle potenzialità delle aree interne italiane in chiave territorialista, rimettendo al centro il territorio e cercando di indicare nuovi sentieri nei paesi antichi. Da queste ricerche e dalle conseguenti riflessioni nasce la spinta a invertire lo sguardo, a guardare all’Italia non più soltanto dalle grandi città – Roma, Milano, Napoli – o da un centro che osserva e governa le sue periferie, ma dai monti del Molise e dalle colline della Toscana, come da un qualsiasi altro paese della penisola, dalla Sicilia al Trentino. Sembra di intravedere un Paese diverso, scorgendo equivoci, paradossi, dialoghi spezzati, ma anche una ricchezza celata dall’abbandono, dietro le finestre chiuse, lungo le siepi dei campi che sono tornate ad essere bosco, nei valori e nelle tradizioni collettive non ancora spente del tutto, nell’inquietudine di chi è rimasto ma anche nel desiderio di una rinascita delle comunità locali come componenti significative della società italiana.
Ora che, pur tra molti problemi, c’è un movimento di ripresa di attenzione sul territorio e sulle aree interne, con una strategia nazionale e tante iniziative locali in atto, è necessario capire il declino Introduzione 9 e progettare la rinascita, ponendoci nella prospettiva di superare lo spaesamento e riabitare l’Italia abbandonata, trascurata e delusa. Il volume è frutto di una rielaborazione di interventi e articoli in parte inediti e in parte pubblicati, riconducibili a un unico filone e sparsi in diverse riviste culturali che rappresentano, nei rispettivi contesti territoriali o sulla rete, voci attive di resistenza e di cambiamento: La Fonte, Il Bene Comune, il Corriere dell’Alta Maremma, Utriculus, Dialoghi Mediterranei; iniziative che tengono viva la voce dell’altra Italia, tormentata e creativa, ritessendo relazioni, proponendo riflessioni e approfondimenti, alimentando il senso di comunità. Spesso sono legate a figure di grande passione, nel senso ambivalente del termine, come Antonio Di Lalla, prete a Larino e direttore del periodico “La Fonte”; Antonio Ruggieri, infaticabile direttore de “Il Bene Comune”; Antonietta Caccia, fondatrice di “Utriculus” che da Scapoli, il paese della zampogna, porta avanti una rivista locale di valore internazionale; l’antropologo Pietro Clemente che su “Dialoghi Mediterranei” tiene aperta una fertile rubrica dal titolo programmatico: Il centro in periferia. Voci, appunto. Voci qualificate e strettamente legate ai territori, come quelle che vengono dall’impegno civico di tanti amministratori locali, grandi sindaci di piccoli comuni, tanto piccoli che vanno cercati sulla mappa, come Lino Gentile a Castel del Giudice, Andrea Romano a Spinete, Gigino D’Angelo a Montefalcone nel Sannio o Jessica Pasquini a Suvereto, il mio comune, che guarda il mare dalle più conosciute colline di Toscana, rurali e per certi versi interne anch’esse. Insieme a tanti altri “attivisti del territorio” sono stati compagni di viaggio in questa esplorazione dell’Italia interna; l’elenco potrebbe essere lungo, almeno quanto quello delle esperienze virtuose che è possibile incontrare in tanti luoghi italiani, dall’Appennino Emiliano alle Madonie o al Nisseno e che nel loro insieme disegnano un programma spontaneo e dal basso di riuso territoriale. Anche qui sta il senso di questo libro: connettere il lavoro scientifico e l’attività universitaria con il territorio, uscire dai confini disciplinari e accademici per intercettare i bisogni delle comunità e osservarne le pratiche, fare ricerca sui luoghi per contribuire al loro cambiamento, rispettandoli. Infondere fiducia e consapevolezza delle risorse diffuse e latenti dell’Italia rurale, interna, dei paesi appunto. Nei temi e nei metodi, questo approccio è maturato duran-10 Un Paese di paesi te il mio impegno nella Società dei Territorialisti e, tra il 2016 e il 2019, come direttore del Centro di Ricerca per le Aree Interne e gli Appennini.
Un’impostazione che si è riflessa anche nell’attività di docenza, in particolare nel corso di Storia del territorio e dell’ambiente che dall’anno accademico 2014-15 è stato attivato presso il Dipartimento di Bioscienze e Territorio dell’Università del Molise. In queste pagine l’Italia è presentata come una rete di paesi, vista in una prospettiva che cerca di riannodare i fili tra l’Italia dei margini, le aree interne e le città, prefigurando sul piano culturale e politico una via da percorrere: quella di investire sui paesi, diffusi ovunque e carichi di storia, “plessi nervei” della vita italiana per riprendere una efficace espressione di Carlo Cattaneo, per un nuovo protagonismo locale nell’orizzonte globale.” (Rossano Pazzagli)
UN PAESE DI PAESI Luoghi e voci dell’Italia interna
Autore/i: Rossano Pazzagli Edizioni ETS
Collana: fuori collana Pagine: 184 Formato: cm.14×21 Anno: 2021 ISBN: 9788846759856 Stato: Disponibile €18,00
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