Molise: campagna vaccinale
Le ombre della campagna vaccinale riportano alla luce una delle grandi criticità della nostra regione, la carenza dell’integrazione sociosanitaria
di Tina De Michele
10 maggio 2021
Gli ultimi dati riportati dal Ministero della Salute dicono che un molisano su tre avrebbe ricevuto almeno una dose di vaccino anti Covid 19. Alla data del 24.04.2021 sono state somministrate oltre 102.000 dosi. Un dato incoraggiante, anche se bisogna evidenziare che non è tutto oro quello che luccica: raccontatelo alle tante persone con disabilità e soggetti estremamente vulnerabili che ancora aspettano una vaccinazione dai primi di marzo, mentre il presidente Toma ha avuto diritto a vaccinarsi prima di loro, in quanto docente universitario con un corso di 54 ore all’Università del Molise. Cinquantaquattro ore sono poco più di due giorni e mezzo di vita di una persona con disabilità o con una patologia e del suo caregiver familiare.
Perciò, qualcosa non torna. La cosa più sorprendente è che non possiamo neanche riportare i dati delle persone estremamente vulnerabili che ancora attendono la somministrazione, perché il dato complessivo delle persone prenotate per ciascuna categoria non è mai stato reso noto dalla Regione Molise. Né sono mai stati resi noti i criteri di chiamata per ciascuna categoria, tali da giustificare il perché un estremamente fragile prenotato ad aprile venga chiamato prima di uno prenotato a marzo. Fermo restando il diritto di tutti i cittadini a ricevere il vaccino, per i tanti fragili che ancora aspettano un giorno in più può significare la differenza tra la salute e la malattia, tra la vita e la morte.
Le ombre della campagna vaccinale riportano alla luce una delle grandi criticità della nostra regione, ossia le carenze dell’ integrazione sociosanitaria, drammaticamente riscontrabili nel ritardo con cui vengono vaccinati i cittadini che attendono a domicilio e nella disinvoltura con cui sono stati chiamati per la somministrazione – con un preavviso di appena 12 ore – nel punto vaccinale di Selvapiana a Campobasso, i caregiver che assistono una persona con disabilità non autosufficiente, ignorando le più elementari esigenze di una famiglia che convive con una persona che ha necessità di assistenza h24, che ha bisogno di organizzarsi per ogni minimo spostamento. In tanti sono stati costretti ingiustamente a rinunciare.
Ancora una volta, la Regione accentua le diseguaglianze sociali e non accenna ad invertire la rotta. Se è vero, che la gestione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza coinvolgerà le Regioni attraverso le istituzioni di tavoli tematici, occorre che la società civile si mobiliti a gran voce per chiedere che la ripresa sia ispirata al superamento delle disuguaglianze ed alla tutela dei diritti assoluti dei cittadini, tra i quali, certamente, una importanza cruciale riveste il diritto alla salute. Le ultime settimane hanno evidenziato drammaticamente le carenze dell’organizzazione sanitaria del Molise: scarsa assistenza territoriale, carenze di personale gravissime, incapacità gestionali ed organizzative, stato di abbandono della sanità pubblica. Sono tutti temi che necessitano di soluzioni appropriate, improntante alla tutela del diritto all’ uguaglianza sostanziale tra i cittadini.
Bisogna però che il governo regionale riconosca che la risposta a queste problematiche non può arrivare con un atto di imperio calato dall’alto, ma deve essere ricercata attraverso il dialogo ed il confronto tra tutti gli attori sociali a vario titolo coinvolti nella questione sanitaria.
di Tina De Michele (da lafonte.tv)