Voglia di Tintilia, voglia di Molise
“Per tutti quelli che hanno bisogno di avere notizie su questo prezioso testimone del nostro territorio”
di APS La Terra
26 maggio 2021
In questi ultimi giorni mi è stata fatta richiesta da più parti di notizie sul vino principe del nostro Molise, la Tintilia. Ho pensato che c’è tanta voglia di Tintilia, e, ne sono certo, del Molise, ed è così che ho scritto questo articolo per tutti quelli che hanno bisogno di avere notizie su questo prezioso testimone del nostro territorio. Per altre informazioni invito a rivolgersi a chi ha dedicato a questo vino tempo e passione con la pubblicazione, per la tipografia Lampo di Campobasso, di un bel libro nel 2007, la “Tintilia del Molise”. Parlo di Michele Tanno, mio caro amico, che ha dato e continua a dare tanta immagine al ricco e, sempre più prezioso, patrimonio di biodiversità di quella farfalla stupenda che è il Molise.
Voglia di un vino, la Tintilia, che, con il suo riconoscimento di vino doc/dop “Tintilia del Molise”, diventa a tutti gli effetti il testimone principe del territorio molisano, poco più esteso (4.460 Km²) di quello della Valle d’Aosta (3263 Km²), la più piccola regione italiana. Il Molise ha la fortuna di avere non solo le montagne, ma, anche, numerose stupende colline, minute pianure e il suo piccolo grande mare, quel piccolo tratto di Adriatico che in 27 chilometri collega l’Abruzzo e la Puglia, a partire dal lago di Lesina e di Varano ai piedi del Gargano. La terra della “Tintilia” ha poco di tutto, tanto da poter mostrare, con i suoi 159 prodotti tipici ad oggi riconosciuti, quelli legati alla tradizione e riconosciuti da almeno 25 anni, di essere la terra della ruralità e della biodiversità, con i valori più alti delle restanti regioni italiane. Con le sue 19 varietà autoctone di olivo, i diffusi piccoli orti familiari raccolti intorno ai 136 comuni, i suoi mulini e pastifici e la passione per i legumi, è il Molise la rappresentazione della Dieta Mediterranea, uno stile di vita oltre che un modo di mangiare sano, che racconta: la semplicità dei piatti di una cucina, da sempre nelle mani sapienti della donne molisane; la bontà e bellezza della tavola, il punto d’incontro dell’allegria, del confronto , del dialogo, dell’ospite che, nella terra della Tintilia, è sacro. Tanto da essere preferito all’abitante del luogo. Quest’attenzione, premura, preferenza è dimostrata dalle tante feste che si svolgono in ogni comune, con quelle dedicate ai patroni che, quasi sempre non sono nativi del luogo e neanche del Molise, ma arrivano da altri posti, vicini o lontani. La Tintilia – al femminile come il vino, la Barbera, del Piemonte – “Tentije” o “Tentéje”, come lo hanno sempre chiamato i consumatori molisani, tanto da diventare sinonimo di vino, nel caso specifico “vino rosso”. Il “tinto”, colorato, che racconta la Spagna, quale terra di origine, e, anche, la Francia per averlo adottato come “le Tenturier d’Espagne”, e, poi, portato nella capitale, nel periodo in cui, prima metà dell’800, nel Regno di Napoli c’erano i francesi. Da lì il trasferimento facile nella Provincia più vitata del Regno qual era il Molise. Terra di vini bianchi, soprattutto nelle aree interne, intorno a Campobasso e intorno a Isernia, dove appagava la gran parte dei viticoltori e dei consumatori che, parlando del vino, lo hanno sempre inteso rosso. Tutto questo fino a quando le cantine e le osterie erano diffuse e svolgevano un ruolo e, anche, fino a quando le minute vigne di Tintilia hanno resistito all’attacco ricevuto da una programmazione che ha scelto, agli inizi degli anni ’60, le colline che guardano da vicino l’Adriatico per lo sviluppo della nuova vitivinicoltura molisana, e, privilegiato fondamentalmente due vitigni, il “Trebbiano” ed il “Montepulciano”, che scendevano direttamente dall’Abruzzo. Alla fine degli anni ’80 già non si parlava più di Tintilia, poi, come un miracolo, di nuovo una “Voglia di Tintilia”, e la rinascita di un questo vino generoso – dal bel color rosso rubino e riflessi violacei; armonico, morbido e caratteristico sapore; intenso, gradevole odore di vino – con il suo inserimento nel 1998, fra le 17 tipologie della nuova Doc “Molise o del Molise”. Da qui il salto definitivo, nel 2011, con il riconoscimento di una Doc tutta sua “Tintilia del Molise”, prodotta nei vigneti coltivati, sopra i 200 s. l. m., in 60 comuni della Provincia di Campobasso e 15 della Provincia di Isernia. Il limite dei 200 metri minimi di altitudine si era reso necessario già con l’inserimento nelle Doc “Molise o del Molise” per far riconquistare a questo vitigno il suo territorio naturale e non ritrovarlo confuso tra i vitigni delle colline basse, quelle che guardano il mare Adriatico da vicino, che tanto rappresentano la rinascita della vitivinicoltura nella seconda più piccola regione d’Italia.
E’ così che è diventato il testimone principe del territorio molisano e dell’immagine di un Molise che c’è e vuole dire la sua anche con le sei proprie indicazioni geografiche, con l’olio “Molise” extravergine a fare da traino, e i suoi prodotti tradizionali, tra i quali spiccano, bontà come la “Pampanella di San Martino in Pensilis”, la “Stracciata”, il “Fagiolo di Acquaviva di Isernia”, la “Ventricina della Valle del Trigno”, l’”Ostia d Agnone”, la “Pezzata di Capracotta” e altro ancora. Oggi, sempre più produttori a dare continuità a questa bella storia del vino “Tintilia del Molise”, protagonisti dei tanti successi che esso vive con le medaglie e gli applausi ricevuti in occasione delle premiazioni nei più importanti concorsi, nazionali e internazionali. Il suo sapersi accompagnare, con la delicatezza propria dell’essere molisano, ai vini italiani più noti e più blasonati. Per essere immagine del Molise, motrice possente del treno delle sue bontà e delle sue bellezze, il testimone principe di un territorio speciale, che, non a caso, è la rappresentazione di una farfalla, colorata con i colori dell’arcobaleno a testimoniare la sua sostenibilità.
di Pasquale Di Lena