Pranzo di nozze dai monaci
I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre
di Vincenzo Colledanchise
17 settembre 2021
Si dice maliziosamente, in quel di Toro, che abbiano procurato più danni i monaci all’antico convento, che i vari terremoti succedutosi nel corso degli anni, a partire dal 1592, anno di fondazione dell’edificio sacro.
Ogni qualvolta arrivava un nuovo Padre Guardiano venivano programmati nuovi lavori di ristrutturazione. Essendo lavori anche onerosi, le modeste entrate non bastavano a pareggiare i conti. Fu tale motivo ad indurre i monaci, agli inizi degli anni sessanta, a mettere a disposizione della popolazione torese, mediante congruo contributo, lo spazioso salone per i pranzi nuziali.
Non preparavano il lauto pranzo i monaci, ma il valente cuoco locale, Gennaro Evangelista, famoso per Il suo spezzatino
e per le sue gustose braciole.
Il pranzo lo si preparava fin dalla vigilia delle nozze, utilizzando gli utensili del cuoco, che venivano sparpagliati per stanze e corridoi e finanche lungo il chiostro.
Era consuetudine che gli stessi parenti degli sposi o semplici invitati coadiuvassero il cuoco nei preparativi del pranzo, trasformandosi in cuochi alla vigilia dell’evento e camerieri nell’atteso giorno di festa.
(Foto: il cuoco con le aiutanti e il salone affollato degli invitati alle nozze.)
di Vincenzo Colledanchise