Ricordi di un’argentina
“Ci sono momenti della nostra vita che ci segnano. Nel mio caso ho capito “tardi” tutto quello che in silenzio aveva vissuto mio padre dal momento in cui lasciò la sua Italia. Più passa il tempo più forte diventa il mio amore per quel piccolo fazzoletto di terra”
di Mariela Tudino
15 novembre 2021
Sono arrivata una sera d’estate. Il pulmino che ci aveva portato da Roma si è fermato davanti alla Chiesa. Sono scesa ed un’aria calorosa mi ha abbracciata. Quei muri rosa, invecchiati, sbrecciati mi hanno fatto ricordare che un passato mi aspetta lì, sempre.
Avevo deciso di vivere un’esperienza unica: “camminare” il Molise. A volte i gesti più semplici sono quelli che rimangono registrati in maniera indelebile in noi. Un passo dopo l’altro, così essenziale, così profondo per chi sa dove fermarsi e guardare.
Dopo aver partecipato al “Cammina, Molise!”, mi sono fermata a Ripa per una settimana. Tutti mi chiedevano se sarei andata a conoscere qualche posto vicino.
Ho vissuto delle scene che ho sempre sognato: Alzarmi ogni mattina, preparare il mate e salire i gradini di Santa Lucia; leggere le locandine dal vivo, no su Facebook!. C’erano dei manifesti dapperttutto che annunziavano le feste estive. In qualche modo desideravo che il giorno del mio ritorno in Argentina non arrivasse mai.
Una mattina ero sotto la castagna ed un gruppo di ragazze riempiva d’acqua i palloncini per i giochi di “Contrade senza frontiere”. Quella sera tutti i bambini con la loro maglietta tifavano per il suo “pezzo di Ripa”. È stato molto bello.
Sono andata al teatro comunale a vedere l’opera di Paolo Petti. Sedermi nell’anfiteatro, con il mate a sentire parlare il dialetto; quelle parole che mio padre pronunciava e che io non riuscivo a capire. Souni d’infanza che girano nella testa.
Ho partecipato alla processione della Madonna delle Neve ed è stato molto commovente. Quando ero piccola mio padre mi portava a vedere i fuochi d’artificio in suo onore. Durante la camminata verso la chiesa delle Quercigliole le scintille nel cielo di Ripa mi hanno permesso di tornare indietro col pensiero e sentirme, perchè no, un po’ bambina.
In tutto ciò c’era qualcosa che non sono in grado di spiegare perchè “il sentimento non è mai parola”. Stare a Ripa e percorrere le vie del paese mi basta per essere felice, l’anima trova il suo posto e si gode ogni passo.
Ho visitato la mostra “Ripae Inpvlsa”, sono stata catturata per ogni pennellata d’acquarella. Ho conosciuto di persona due amici “virtuali”; Antonio e Francesco. È stato assai gradevole chiacchierare con loro tra pareti che manifestavano l’arte e la storia del paese.
La domenica prima di tornare in Argentina è arrivato il giorno più aspettato: il Palio.
Vedere tutta quella gente che si riuniva, che si abbracciava; che mangiava insieme e condivideva il cibo in quelle tavole lunghe è stato molto toccante. Nel pomeriggio è arrivata la pioggia; quella stessa pioggia che mi ha salutato nel 2014 quando per prima volta sono stata a Ripa e partivo verso il Nord. Mi piace pensare che sono goccie di emozione di colui che in silenzio mi ha saputo trasmettere l’amore per la sua terra.
Adesso sono io la sua voce.
di Mariela Tudino (Argentina di Rosario, con discendenze ripesi) – fb