“Studi sull’amore”
Presentazione del mio libro
di Franco Arminio – fb
26 gennaio 2022
Il giorno in cui esce un tuo libro è un giorno in cui puoi scrivere solo cose intime. Tu sai la fiamma in cui ti trovi. Da lontano alcuni vedono altro, è inevitabile.
Ieri sera ho bevuto un vino straordinario grazie agli amici calabresi, si chiama greco nero. E poi siamo andati nella pizzeria lievito, un posto che meriterebbe di essere imitato in tutta Italia.
A tavola ho parlato un poco di mio padre. Quello che faccio in giro per l’Italia viene da lui, lui che non si è mai mosso da Bisaccia e da casa sua.
Mio padre e mia madre ogni mattina si svegliano con me.
Poco fa pensavo anche ad altri morti, mi pare che pensare i morti sia una cosa buona. Pensavo a Pietrantonio. Pensavo a quella sera a casa mia dove c’erano anche Gianni Celati ed Alfonso Nannariello. Alfonso è morto ieri. Ogni giorno muore qualcuno e pare sempre più andarsene da un mondo in cui quando muoriamo tutti ci conoscevano, tutti ci amavano. Qualcosa di simile è successo a Vitaliano Trevisan. Nella morte c’è sempre un frammento di suicidio, dobbiamo ricordarcelo ogni giorno. Non possiamo cancellare il lato di noi che pende verso la sventura. Possiamo renderlo meno ripido.
E poi ci sono morti che davvero non dicono niente a nessuno e anche loro sono da onorare. I cimiteri sono pieni di persone che hanno fabbricato il mondo. Qualcuno che non c’è più ha messo su la porta del campo di calcio abbandonato, qualcuno ha messo al suo posto quel tombino, qualcuno che non c’è più è entrato nel forno dove noi stavamo comprando il pane.
Non sembra, ma sto presentando il mio libro. La questione non sono le poesie che ci stanno dentro, un libro deve portarti fuori, ognuno nel suo fuori, e renderlo più nitido. Ora mi è venuto in mente Salvatore Palma morto per un infarto, era il Pelé della mia infanzia. Ora mi viene in mente Daniela, la moglie di Luciano. E poi quelli che venivano a casa mia, pure loro c’entrano col mio libro. Tonino il noleggiatore, il sindaco comunista di Rocchetta, il proprietario di una discoteca a Viareggio, Giacomino da Bitonto, l’elettricista di Terlizzi. I morti entrano ed escono dalle nostre parole, gli danno piccole lezioni per resistere al tempo.
Infine mia madre, c’è tanto di lei nel libro che esce oggi. E mentre penso a mia madre mi viene in mente che ieri dal treno per la Calabria a un certo punto ho visto una ragazza, era bellissima. Ho pensato a questo mio amore infinito per la bellezza delle donne. Mi è stata assegnata questa forma di acutezza per il corpo femminile, non è ho molte altre. Guardare le donne e pensare ai morti, ecco due cose che faccio spesso, ma si potrebbe anche dire: pensare alle donne e guardare i morti.
Facciamo un errore a pensare che nessuno torna più al mondo, semplicemente non sappiamo come si torna. In fondo ogni amore è un ritorno, ogni carezza è un ripasso, ogni bacio è un riprendere il lavoro già iniziato.
di Franco Arminio – fb